La via bresciana della seta
In termini geostrategici dovremmo preferire agli zoom di Google Maps le ariose vedute dei mappamondi. È partendo da lì che si può tornare a considerare la Sicilia non come un’isola alla deriva ma come la più straordinaria piattaforma strategica nel cuore del Mediterraneo. È partendo da lì che ci si può tornare ad accorgere che Brescia ha la fortuna di trovarsi nel cuore della mezzaluna fertile più fertile che c’è al mondo, la Pianura Padana, con opportunità e responsabilità che ciò comporta. E poi i ragionamenti di prospettiva: l’ultimo ad abbozzarne uno è stato lo studio BresciaNext
del Cresme commissionato da Campus edilizia Brescia (il network di realtà del comparto edilizio) e presentato nei giorni scorsi. Una massa di dati e una mole di analisi imponente. Qui se ne indicano solo tre aspetti. Il primo è dato dalle opportunità che la nuova infrastrutturazione continentale offre a Brescia: il corridoio est-ovest voluto dall’Ue, il tunnel del Brennero e il ruolo dei porti di Trieste e Ravenna sulla nuova via della seta sono snodi strategici per i decenni a venire. In secondo luogo il rapporto con Milano: Brescia è la quinta area economica del Paese, e sommata a Bergamo diventa la terza, ma sta a 36 minuti di treno da Milano, che è la prima area economica e due anni fa aveva già superato del 14,4% il valore aggiunto prodotto pre-crisi mentre Brescia era ancora al di sotto. Una locomotiva travolgente macina primati a due passi da noi. Il confronto è impegnativo, a tratti schiacciante: Brescia è la quinta potenza economica nazionale ma su 107 province è 65esima per livello di istruzione, 81esima per sale cinematografiche, 98esima per percentuale di giovani laureati e 104esima per numero di librerie. Attingendo ad altri dati (biblioteche pubbliche e prestiti librari, bigliettazione di teatri e concerti, frequentazioni di musei e attività di associazioni culturali) il quadro risulterebbe probabilmente meno opaco, ma la sfida di ritagliarsi un profilo autonomo rispetto alla metropoli resta arduo. Infine il tema dell’immenso capitale edilizio, della rigenerazione urbana non solo della città ma anche dei paesi: il 60 per cento del patrimonio delle famiglie bresciane è investito in muri e tetti e il 5,6% del valore aggiunto provinciale è frutto del settore diretto delle costruzioni (contro il 4,5% regionale). Ma senza una cura choc, un’iniziativa ad alto impatto, un Piano Marshall della casa varato dalla Regione Lombardia, il patrimonio edilizio continuerà a invecchiare e svalutarsi e il comparto delle costruzioni non verrà fuori dalla crisi che l’attanaglia. E che rallenta ancora i consumi interni.