Gazzelle «È finita l’era dei talent»
Gazzelle al Brixia Forum: «Sono più interessante di un talent»
Fino a non molto tempo fa Flavio Pardini alias Gazzelle era un ragazzo come altri, che lavorava in una pizzeria al taglio di Roma, la sua città. Oggi è uno dei nomi di punta di quel cantautorato pop che ha portato fortuna anche ad altri suoi concittadini, da Niccolò Contessa de I Cani a Calcutta a Tommaso Paradiso di Thegiornalisti, determinando una metamorfosi che non si osservava da tempo nella scena musicale italiana. Questo il contesto in cui le canzoni del 30enne sono entrate nel cuore di giovani e giovanissimi, al punto che diverse date del suo tour sono sold out, e a Brescia il concerto previsto al Latte Più è stato spostato, data la richiesta di biglietti, da domani a giovedì 28 marzo, nel più capiente Brixia Forum (ore 21, 25 euro). «Se sta accadendo tutto questo è perché io, Calcutta e gli altri siamo bravi», è la sua teoria. «Dopo 20 anni di musica mediocre o imposta dai talent la gente si è rotta le scatole: basta con gli interpreti pronti a cantare qualsiasi cosa. Noi siamo più interessanti perché cantiamo ciò che scriviamo, siamo freschi, sinceri, genuini». Le canzoni di Punk, il suo secondo disco, fondono ritornelli orecchiabili per diventare tormentoni con l’intervento di tastiere e cori e il linguaggio della generazione social. È musica leggera che entra subito in testa e talvolta abbraccia la forma della ballata malinconica, come accade con Coprimi le spalle. «Scrivo canzoni da sempre, mi viene facile — afferma —. La prima la scrissi per il compagno di banco delle elementari a sei anni: con una tastierina tra le mani mi venne naturale provare a tirarci fuori una canzoncina. La registrai su una cassetta: mio padre la conserva ancora». Oggi il tema centrale dei suoi testi è l’amore, ma tra le righe si scorge il ritratto di una generazione. «Arriveremo stanchi ai nostri primi 30 anni», canta Gazzelle in Sbatti. «Perché in quest’epoca alla mia età puoi aver già fatto così tante cose — anche prematuramente, e non c’è colpa personale in questo — che ti senti vecchio». Lui di certo ha avuto più vite: «Ho fatto il cameriere, il barista, il pony express… Non mi manca nulla di quel periodo: fare un lavoro che non ami solo perché ti servono i soldi è frustrante». L’inizio della svolta in un pub a Trastevere: «Avevo 22 anni, chiesi al titolare se potevo suonare qualcosa, e così è andata. C’erano perlopiù amici, qualche parente, fu una sorpresa per loro, ma pure per me: specie se con le canzoni ti sveli come faccio io, stare su un palco richiede un coraggio che non sapevo di avere». Ora confida che gli piacerebbe imparare a suonare bene il piano. «Ma non credo lo farò. Anche questo è essere punk. Come canto in Sbatti, faremo sogni grandi, ma senza realizzarli».
"Spontaneo La gente è stufa dei talent. Noi cantautori siamo più interessanti perché cantiamo ciò che scriviamo, siamo freschi, sinceri, genuini