Corriere della Sera (Brescia)

I nuovi mercati degli arabi

Dal Gallia alla maison Valentino: oltre 3,5 miliardi spesi in dieci anni Ora qatarioti e sauditi puntano su sport, cultura, musica e salute

- Di Daniela Polizzi

Su Milano hanno puntato oltre 3,5 miliardi in dieci anni, pari al 10% degli investimen­ti esteri sul capoluogo lombardo. Sono partiti dalla moda comprando per circa 700 milioni Valentino, poi hanno acquistato alberghi, pezzi di pregio come l’Hotel Gallia (100 milioni). Infine, la maggiore scommessa l’hanno fatta sullo sviluppo immobiliar­e diventando i padroni di casa di Porta Nuova, l’area attorno a Piazza Gae Aulenti.

Ora però il modello scelto dai capitali in provenienz­a da Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti sembra cambiare indirizzo strategico. Il radar è orientato su marchi made in Italy di rilevanza mondiale nella cultura (musica e arte), nella scienza e nella tecnologia. Obiettivo: importare competenze nei loro mercati.

Ci ha provato la famiglia reale saudita che ha puntato dritto al Teatro alla Scala, con l’intento di portare la musica europea a Riad e individuar­e il partner ideale per la loro nuova Accademia di danza. Questa volta non si tratta di muovere grandi flussi di capitali — solo su Porta Nuova l’investimen­to della Qatar Investment Authority (Qia) è stato di circa 2 miliardi — bensì di creare alleanze utili a portare conoscenza nel Golfo. Già, perché il Re dell’Arabia Saudita Salman bin Abdulaziz ha lanciato proprio ieri quattro progetti di «benessere» urbano nella capitale del regno, Riad, per migliorare la vita dei suoi cittadini, puntando su salute, sport, cultura e arte. Mettendo in campo investimen­ti governativ­i per 23 miliardi.

Anche se con modalità differenti, il cambio di passo nella strategia si può ritrovare nell’alleanza tra quell’area del mondo e il Gruppo San Donato della famiglia Rotelli che sta esportando tra Emirati e Arabia know how sanitario, corsi di formazione, strutture sanitarie e medici. Con l’obiettivo anche di recuperare nei centri di eccellenza italiani del gruppo guidato da

Paolo Rotelli i pazienti del Golfo Persico. La parola chiave in questa alleanza è collaboraz­ione.

Insomma, questa potrebbe essere la volta di nuove geometrie negli affari tra Milano e gli Emirati. Un business che fin qui, comunque, ha fatto ricchi i fondi sovrani di Paesi come Qatar e Abu Dhabi. «Milano sa garantire rendimenti importanti, che superano il 3,75% lordo nella zona Duomo e sfiorano il 5% in Porta Nuova, al pari di altre capitali europee. Anche alla luce di una Brexit sempre più confusa un numero crescente di investitor­i istituzion­ali internazio­nali guarderà con interesse a questa piazza», dice Simone Roberti, capo della ricerca di Colliers internatio­nal.

Fin qui il Qatar è stato l’investitor­e più attivo sul mattone. E non solo su Porta Nuova che include il palazzo dell’Unicredit e la Torre Diamante affittata a Bnp Paribas. Il Qia ha comprato anche un edificio in piazza San Fedele e la sede del Credit Suisse (per 115 milioni). Chi ha aperto le porte di Milano a Doha è stato l’imprendito­re dell’immobiliar­e Manfredi Catella che dieci anni fa, a fianco dell’americana Hines, aveva identifica­to le opportunit­à. Ora Catella gestisce la società di investimen­ti Coima sgr tra i cui sottoscrit­tori ci sono, tra gli altri, proprio i fondi sovrani di Qatar e Abu Dhabi. Assieme, sei mesi fa, hanno comprato per circa 70 milioni l’area Valtellina, porzione strategica dello Scalo Farini adiacente a Porta Nuova, una zona che rientra nel piano di riqualific­azione urbana degli scali ferroviari attivato dal Comune di Milano e dalle Ferrovie. La stessa Abu Dhabi investment authority (Adia) ha acquistato l’ex sede Inps di via Melchiorre Gioia per 400 milioni, con un programma di riqualific­azione di altri 200 milioni. Insomma, lo sviluppo immobiliar­e ha fatto la parte del leone di quei 3,5 miliardi di investimen­ti su Milano elaborata da Scenari immobiliar­i.

Forse non tutto è andato secondo i piani. Dal progetto di centro commercial­e che sorgerà nella parte Nord di Cascina Merlata si è sfilato in autunno il gruppo saudita Fawaz Abdulaziz Al Hokair, che aveva firmato un contratto preliminar­e per lo sviluppo del centro da 65 mila metri quadrati entro la fine del 2019. La famiglia araba non disponeva della liquidità necessaria. Al suo posto si sono però fatti avanti altri investitor­i disponibil­i a concludere il progetto.

Fonti vicine a Fawaz confermano invece, ancora in via informale, di voler mantenere gli impegni per costruire il centro commercial­e nell’area Concordia delle ex acciaierie Falck a Sesto San Giovanni, a fianco della MilanoSest­o, proprietar­ia dei terreni su cui è destinata a sorgere la Città della Salute con l’unione dell’Istituto dei tumori e il neurologic­o Besta.

Valentino è invece della Mayhoola, società del Qatar che fa capo allo sceicco Hamad bin Kahlifa al Thani.

«Tutto deve avere un limite». Beppe Sala sceglie l’arma della querela per porre un freno alla guerriglia politica scatenata dall’«ingenuità» (copyright del sindaco) commessa dal sovrintend­ente Alexander Pereira sui fondi dell’Arabia Saudita al Teatro alla Scala.

Il giorno dopo la decisione del cda scaligero di rispedire al mittente i tre milioni di euro di acconto, le polemiche sulla pasticciat­a gestione del dossier saudita non accennano a placarsi. E il post su Facebook del leghista Alessandro Morelli va di traverso al sindaco. «Vittoria. Sala annuncia la restituzio­ne dei soldi sauditi — scrive il parlamenta­re nonché capogruppo del Carroccio in consiglio comunale —. Chiedeva silenzio perché aveva le mani nella marmellata!». Per il sindaco è troppo: quel riferiment­o alle «mani sporche» ha superato ogni soglia di tolleranza. «Da oggi l’onorevole Morelli risponderà di queste falsità nelle sede competenti — è la risposta —. I social network sempre di più sono utilizzati da molti politici, come Morelli, per manipolare l’opinione pubblica e attaccare maldestram­ente raccontand­o bugie. Per questo ho dato mandato ai miei legali di procedere con la querela».

L’incidente non frena Morelli, che giudica la reazione del sindaco un sintomo della «tensione che si vive a Palazzo Marino, tra incidenti nel metrò, l’Area B, l’aumento del biglietto Atm, il caso Venezuela». «Dall’inizio del 2019 — prosegue — Sala ha infilato una serie di strafalcio­ni, per cui qualunque campagna elettorale nelle piazze è diventata impossibil­e da sostenere,

I nodi urbanistic­i

Gli stranieri sono usciti da Cascina Merlata Confermato l’impegno sull’area ex Falck

 ??  ?? Il quartiere dei grattaciel­i Il fondo sovrano del Qatar è diventato proprietar­io unico di Porta Nuova nel febbraio 2015. Valore dell’operazione: oltre 2 miliardi
Il quartiere dei grattaciel­i Il fondo sovrano del Qatar è diventato proprietar­io unico di Porta Nuova nel febbraio 2015. Valore dell’operazione: oltre 2 miliardi
 ??  ?? Il polo ospedalier­o Il Gruppo San Donato della famiglia Rotelli sta esportando tra Emirati e Arabia know how sanitario, corsi di formazione, strutture sanitarie e medici
Il polo ospedalier­o Il Gruppo San Donato della famiglia Rotelli sta esportando tra Emirati e Arabia know how sanitario, corsi di formazione, strutture sanitarie e medici
 ??  ?? Icona di stile L’emiro del Qatar Hamad bib Khalifa Al Thani comprò il gruppo Valentino, nell’estate 2012, per circa 700 milioni di euro
Icona di stile L’emiro del Qatar Hamad bib Khalifa Al Thani comprò il gruppo Valentino, nell’estate 2012, per circa 700 milioni di euro
 ??  ?? Piazza Duca d’Aosta Il Qatar investment authority ha comprato l’Hotel Gallia per oltre 100 milioni di euro, nel 2006, da Starman Uk company services limited
Piazza Duca d’Aosta Il Qatar investment authority ha comprato l’Hotel Gallia per oltre 100 milioni di euro, nel 2006, da Starman Uk company services limited

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