Spese per dialisi Una condanna: «Fu truffa»
Si chiude (sotto il profilo penale) il primo filone di indagine che innescò la maxi inchiesta sui presunti rimborsi chilometrici gonfiati dalle associazioni sul trasporto di pazienti dializzati. Il tribunale monocratico ha condannato a un anno e sei mesi, pena sospesa (il pm ne aveva chiesti uno e quattro) il legale rappresentante della Sva di Gavardo per truffa aggravata. A processo era finito perché, stando al capo di imputazione, nel corso del 2011 e 2012 «con una serie di artifizi e raggiri» avrebbe «rendicontato falsamente i costi in convenzione chiedendo i rispettivi rimborsi» dichiarando, per esempio, ogni trasporto di singoli pazienti anche nel caso in cui, in realtà, a bordo delle ambulanze ne sarebbero stati caricati due. E ancora, avrebbe dichiarato «falsi percorsi» effettuati senza rientrare in sede come invece previsto dalla convenzione amministrativa. Una partita giocata in punta di diritto e sul filo che corre tra margine di interpretazione dei protocolli e illecito. Costituita parte civile in giudizio nei confronti di Ats (all’epoca dei fatti Asl) il giudice ha disposto una provvisionale da 2.500 euro e rinviato in sede civile per la definizione del risarcimento, dove a rappresentare l’azienda sanitaria ci sarà, ancora, l’avvocato Alessandro Asaro, soddisfatto «di tutto ciò che siamo riusciti a dimostrare e far emergere nell’istruttoria dibattimentale. Non è stato semplice». Sette udienze in cui sono stati ascoltati testi e prodotti documenti. All’origine della vicenda ci fu la denuncia di un collaboratore proprio dell’associazione di Gavardo: «Qualcosa non funziona come dovrebbe» segnalò. Generando poi i maxi controlli della procura.