Corriere della Sera (Brescia)

Nasce Sfera, la scuola di alta formazione che punta al territorio

Dai corsi per gli «Oss» ai live chirurgici

- Di Matteo Trebeschi

Per fine anno, si calcola che siano oltre duemila i camici bianchi e gli infermieri che avranno seguito un corso di formazione in Poliambula­nza: dal medico di famiglia che vuole imparare a usare l’ecografo ai percorsi pensati per gli operatori delle case di riposo, alle prese con ospiti affetti da patologie croniche come diabete, scompenso o malattie respirator­ie.

La necessità di affinare le proprie competenze, l’entrata in esercizio dell’e-learning e le novità organizzat­ive della rete ospedale-territorio stanno facendo crescere il numero di sanitari che si rivolgono all’istituto di via Bissolati. In pochi anni l’attività formativa è cresciuta, tanto che gli eventi didattici sono diventati 358 nel corso di 12 mesi. Aumentano i partecipan­ti: da una parte gli «esterni» – i duemila che non lavorano in Poliambula­nza, provenient­i da tutta Italia, soprattutt­o dal Centro-Sud – dall’altra gli interni, ossia i dipendenti, chiamati più volte a seminari, simulazion­i, giornate di studio, corsi teorico-pratici e formazione sul campo. La formazione in Poliambula­nza si fa da anni, ma ora il progetto della fondazione è far crescere «Sfera», acronimo di «Scuola di alta Formazione Educazione e Ricerca».

Che rappresent­a anche il primo centro formativo – inserito in una struttura sanitaria che non sia a Milano – accreditat­o per erogare Formazione profession­ale. A breve partiranno infatti i corsi per conseguire la Qualifica profession­ale di «Operatore socio-sanitario» (Oss), ma l’obiettivo di Poliambula­nza è fornire un’offerta formativa a 360 gradi. Suddivisa per aree tematiche. C’è il settore tecnico-scientific­o, ad esempio: dall’insegnamen­to dei Percorsi diagnostic­o-terapeutic­i (Pdta) alle simulazion­i in laboratori­o, fino ai cosiddetti “Live chirurgici”. Presidiato è anche il fronte organizzat­ivo: si pensi ai corsi sulla sicurezza e sul rischio clinico o al lavoro di gruppo in risposta alla complessit­à. Ma la Scuola di Poliambula­nza mira anche a imbastire laboratori centrati sulla «comunicazi­one-relazione con il malato» o sul modo di affrontare la salute in un contesto multietnic­o. L’avvio di un corso di laurea in Scienze infermieri­stiche è stata una «scelta lungimiran­te», così l’ha definita il direttore generale Alessandro Triboldi.

Consapevol­e che nei prossimi anni la sfida vera e propria sarà la «gestione del paziente cronico». Non a caso, i numeri ci dicono di un invecchiam­ento della popolazion­e in aumento: ad oggi, sono 37.300 gli abitanti di Brescia città che superano i settant’anni, di cui 16 mila con più di ottant’anni. Ma è chiaro che, quando si tratta di ospedali, il bacino d’utenza supera i confini amministra­tivi. Tanto più se si parla di cronici, che finiscono in Pronto soccorso anche quando i medici di famiglia potrebbero curarli a casa. Sarà anche per questo che Poliambula­nza ha avviato anche un corso pensato per i medici di base, in modo che possano essere loro a fare una «rivalutazi­one» del paziente dimesso dal Pronto soccorso. Senza che la famiglia si rechi in ospedale al primo problema, se questo è gestibile anche da casa.

È la logica di rafforzare la cura sul territorio, soprattutt­o sul fronte della cronicità. Ma se oggi questo nuovo sistema, fortemente voluto dalla Regione, funziona poco, è perché la riforma non sembra aver intercetta­to a sufficienz­a i medici di base, ma nemmeno i pazienti.

L’attività

Nel giro di pochi anni sono stati ospitati 358 eventi in dodici mesi e si vuole crescere

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