Nasce Sfera, la scuola di alta formazione che punta al territorio
Dai corsi per gli «Oss» ai live chirurgici
Per fine anno, si calcola che siano oltre duemila i camici bianchi e gli infermieri che avranno seguito un corso di formazione in Poliambulanza: dal medico di famiglia che vuole imparare a usare l’ecografo ai percorsi pensati per gli operatori delle case di riposo, alle prese con ospiti affetti da patologie croniche come diabete, scompenso o malattie respiratorie.
La necessità di affinare le proprie competenze, l’entrata in esercizio dell’e-learning e le novità organizzative della rete ospedale-territorio stanno facendo crescere il numero di sanitari che si rivolgono all’istituto di via Bissolati. In pochi anni l’attività formativa è cresciuta, tanto che gli eventi didattici sono diventati 358 nel corso di 12 mesi. Aumentano i partecipanti: da una parte gli «esterni» – i duemila che non lavorano in Poliambulanza, provenienti da tutta Italia, soprattutto dal Centro-Sud – dall’altra gli interni, ossia i dipendenti, chiamati più volte a seminari, simulazioni, giornate di studio, corsi teorico-pratici e formazione sul campo. La formazione in Poliambulanza si fa da anni, ma ora il progetto della fondazione è far crescere «Sfera», acronimo di «Scuola di alta Formazione Educazione e Ricerca».
Che rappresenta anche il primo centro formativo – inserito in una struttura sanitaria che non sia a Milano – accreditato per erogare Formazione professionale. A breve partiranno infatti i corsi per conseguire la Qualifica professionale di «Operatore socio-sanitario» (Oss), ma l’obiettivo di Poliambulanza è fornire un’offerta formativa a 360 gradi. Suddivisa per aree tematiche. C’è il settore tecnico-scientifico, ad esempio: dall’insegnamento dei Percorsi diagnostico-terapeutici (Pdta) alle simulazioni in laboratorio, fino ai cosiddetti “Live chirurgici”. Presidiato è anche il fronte organizzativo: si pensi ai corsi sulla sicurezza e sul rischio clinico o al lavoro di gruppo in risposta alla complessità. Ma la Scuola di Poliambulanza mira anche a imbastire laboratori centrati sulla «comunicazione-relazione con il malato» o sul modo di affrontare la salute in un contesto multietnico. L’avvio di un corso di laurea in Scienze infermieristiche è stata una «scelta lungimirante», così l’ha definita il direttore generale Alessandro Triboldi.
Consapevole che nei prossimi anni la sfida vera e propria sarà la «gestione del paziente cronico». Non a caso, i numeri ci dicono di un invecchiamento della popolazione in aumento: ad oggi, sono 37.300 gli abitanti di Brescia città che superano i settant’anni, di cui 16 mila con più di ottant’anni. Ma è chiaro che, quando si tratta di ospedali, il bacino d’utenza supera i confini amministrativi. Tanto più se si parla di cronici, che finiscono in Pronto soccorso anche quando i medici di famiglia potrebbero curarli a casa. Sarà anche per questo che Poliambulanza ha avviato anche un corso pensato per i medici di base, in modo che possano essere loro a fare una «rivalutazione» del paziente dimesso dal Pronto soccorso. Senza che la famiglia si rechi in ospedale al primo problema, se questo è gestibile anche da casa.
È la logica di rafforzare la cura sul territorio, soprattutto sul fronte della cronicità. Ma se oggi questo nuovo sistema, fortemente voluto dalla Regione, funziona poco, è perché la riforma non sembra aver intercettato a sufficienza i medici di base, ma nemmeno i pazienti.
L’attività
Nel giro di pochi anni sono stati ospitati 358 eventi in dodici mesi e si vuole crescere