Del Bono: Bigio dialogo «esteso» per il suo ritorno
«Un percorso con la città o la statua tornerà a dividere»
Il Bigio finirà per qualche anno in un museo e nel frattempo in città si aprirà un confronto politico e culturale per capire se davvero possa tornare in piazza. È la promessa del sindaco Del Bono.
La condivisione
Sarà un ragionamento collettivo a stabilire se la statua possa tornare in piazza Vittoria
"Del Bono Mai nessun paese ha fatto una scelta simile
«Non è mai accaduto nella storia dei paesi democratici che le statue rimosse dopo le dittature, di cui erano simbolo, siano state ricollocate. Quella dell’Era Fascista sarebbe il primo caso, non è una banalità». Questo l’affondo retorico del sindaco Del Bono ieri in commissione Cultura, convocata in seduta straordinaria dalla Lega per discutere della stele di Paladino che fa ancora bella mostra di sé in piazza Vittoria, sul piedistallo che fu appunto del Bigio. Sindaco e vicesindaco hanno confermato il percorso condiviso con la Soprintendenza: mettere temporaneamente la statua fascista in un museo e nel contempo aprire un percorso di condivisione delle decisioni. Un dibattito culturale, politico, amministrativo «che coinvolga l’intera collettività cittadina». La Lega e Forza Italia criticano aspramente la mancata presenza del Soprintendente Giuseppe Stolfi, che ha declinato l’invito in commissione per «allontanare il più possibile il tema dalla contesa politica» ha scritto in una lettera («Ponzio Pilato» commenterà a bassa voce il consigliere Gianpaolo Natali). Ma Melania Gastaldi e soprattutto Massimo Tacconi parlano di una decisione «già presa» (ovvero la musealizzazione), che avrebbe necessitato di un dialogo con le opposizioni. «Se continuerete da soli vi schianterete. Riportare il Bigio in piazza poteva essere un monito alla città, che in passato ha tanto sofferto — dice Tacconi —. La maggioranza non ha avuto la forza di abbracciare questa visione nuova». Ma i toni si stemperano dopo l’intervento del sindaco, che denota uno spessore culturale e politico non indifferente. È chiaro che gli anni (forse troppi) passati a ragionare sul futuro della statua («Non sono mai intervenuto prima prendendo una posizione» dirà) hanno creato un humus dialettico fertile, sul quale seminare il futuro percorso.
«Ringrazio il Soprintendente per il grande equilibrio dimostrato su una questione così delicata, condividendo il percorso della musealizzazione temporanea» esordisce il sindaco che incalza le minoranze: «Il Bigio è nei magazzini da 73 anni e mai si era aperta prima un’opportunità di confronto simile, che vi invito a raccogliere usando lo spessore necessario» dice alle minoranze. «Mi si dice che si deve rispettare la Storia. Bene, piazza Vittoria venne pensata dal Piacentini senza la statua, che venne regalata dal capo del Governo solo dopo e posizionata nel 1932. Fu la giunta comunale nel 1945 a decidere di rimuoverla, perché “simbolo della dittatura fascista” e “invisa alla popolazione”». È logico che pesa di più il simbolo che rappresenta dei quintali di marmo che la compongono: non si può rimetterla subito a duecento metri da piazza Loggia, luogo della strage neofascista del 1974. «Vi invito a partecipare ad un confronto serio unico al mondo, ad essere intelligenti, o la statua tornerà ad essere divisiva» chiude Del Bono. Diversi consiglieri, a partire da Fabrizio Benzoni invitano a ridimensionare il tema e le ideologie ad esso collegato, che non scaldano più gli animi dei giovani. Ma la città ha diverse sensibilità, a partire dalla stessa maggioranza (Sinistra a Brescia è contraria anche alla musealizzazione, Bs per Passione sarebbe per la ricollocazione in piazza). «Sì il confronto ma che non sia blindato — chiude il leghista Gianpaolo Natali —. Se poi Del Bono riuscisse a riportare la statua in piazza entro 5 anni (ovvero superare le divisioni esistenti,
ndr) potrebbe candidarsi a presidente della Repubblica».
Minoranza critica
Da Lega e FI critiche al Soprintendente per aver «disertato» l’invito in commissione cultura