Dazi e volatilità delle materie prime Il futuro si annuncia non facile
Quello che si è chiuso, per l’export bresciano, è il «miglior primo trimestre di sempre» da undici anni a questa parte. Ci sono merci che valgono 4,1 miliardi che hanno oltrepassato i confini italiani tra gennaio e marzo. Ma se la crescita del 2018 è anche frutto di un’inerzia dell’ottimo 2017 (Pil Italia +1,5%), è pur vero che qualche scricchiolio inizia a farsi sentire. L’espressione del professor Achille Fornasini (Università di Brescia) rende bene il colore di un orizzonte che sta leggermente cambiando. I dati positivi permangono — a livello globale e nazionale — ma si intravede un rallentamento: da una parte «l’altissima volatilità» delle materie prime, con «fluttuazioni dei prezzi anche del 30% in pochi giorni», dall’altra il tira e molla sui dazi di Trump che non aiuta. E se si pensa ai prodotti di grande valore aggiunto realizzati nel bresciano e usati dalle aziende straniere i timori iniziano a prendere forma. Sono alcuni dei passaggi di «Scenari e tendenze», il 26esimo appuntamento di Aib sull’Osservatorio congiunturale. I lavori— aperti dal presidente dei giovani industriali Luca Borsoni — dipingono uno scenario positivo per il distretto manifatturiero bresciano, ma in leggera frenata: le domande di manodopera «in somministrazione», nel primo trimestre, sono cresciute del 24%, ma erano più alte (+39%) nel quarto trimestre 2017. La crescita del manifatturiero bresciano segna un +3,6% tendenziale e anche «il credito — ricorda Davide Fedreghini dell’ufficio studi — ha dato segnali positivi: i prestiti destinati agli industriali sono in debole risalita». C’è un +0,6%, unico segnale positivo rispetto ad altri comparti come le costruzioni, che affondano a quota -5,4%. Dietro l’angolo, però, la fine della politica espansiva della Bce: il Quantitative Easing di Mario Draghi dovrebbe terminare a fine 2018 e questo significa che «l’economia dovrà camminare con le proprie gambe» ricorda il professor Andrea Beretta Zanoni (Università di Verona). I dazi di Trump porteranno facilmente a controdazi dell’Ue: si assisterà quindi a «un rallentamento strutturale», in attesa di capire cosa farà la Cina.