Ezio Bosso, il talento e il coraggio
Il direttore e pianista in Conservatorio: «Dopo la malattia penso solo alla musica»
«Sono felice!» Ezio Bosso è raggiante per il programma musicale che presenta stasera in Conservatorio (ore 20.30, via Conservatorio 12, € 35), a cura della Società del Quartetto e in favore di «Diamo il la», associazione no profit milanese che si dedica a portare la musica in materne e asili.
«Vorrei far dimenticare le mie vicissitudini di salute e far sì che la gente sia attenta a ciò che ascolterà». Non è facile, non perché si presenta nella triplice veste di pianista-direttore-compositore, ma per quello che gli è successo: nel 2011 un’operazione al cervello e la scoperta di una malattia autoimmune; quattro anni di silenzio, la rieducazione per re-imparare a parlare, camminare e suonare: «Tanti vengono per vedermi, alcuni anche per il look poco classico (ama indossare jeans e stivali anche sul palco), ma il mio desiderio è che mi dicano di non aver mai ascoltato musica così bella». Bosso fa riferimento alla Serenata per archi di Ciajkovskij, parte di una scaletta dedicata a celebri trascrizioni di autori da parte di altri compositori: «Fra i brani in programma la trascrizione di Siloti sul Preludio bachiano BWV 855 e le mie “riletture” dalle Stagioni di Ciajkovskij e ancora brani composti da me come «Split, postcards from far away». Anche la Serenata è una trascrizione perché gli archi imitano gli strumenti a fiato e mutuano molte melodie da canti popolari russi. «Lo è anche suonare Bach con gli strumenti moderni», prosegue Bosso», «le note sono le stesse, ma i suoni possono risultare molto diversi». La serata inaugura la tournée che lo porterà in tutta Italia: «Mi hanno chiesto le sinfonie che di solito si propongono a chi è a fine carriera, come la Nona di Dvorak o la Quinta di Mahler; non mi staranno gufando?» Riesce a scherzare su una condizione fisica che gli permette di suonare e dirigere ma presentandogli un conto talvolta alto: «È faticoso ma suonare è un servizio alla bellezza che passa attraverso le note». Un grazie ad Abbado: «Mi ha insegnato che la musica ci fa instaurare un legame con qualcosa di meravigliosamente ineffabile».