Ubi, le accuse reggono: tutti rinviati a giudizio
Il processo dal 25 luglio per Bazoli, Massiah, Polotti, Moltrasio. Il procuratore Mapelli: non siamo visionari
BERGAMO Intercettazioni, mail, verbali e la risposta del 5 dicembre 2014 firmata da Victor Massiah alla richiesta di informazioni della Consob su un presunto disallineamento tra gestione e statuto (sanzionato ma annullato in appello). Stanno in quelli e altri atti, insieme alle annotazioni della finanza, gli elementi «suscettibili di approfondimento in sede dibattimentale». Il giudice Ilaria Sanesi li elenca nelle 12 pagine, cinque solo di nomi e altrettante di ipotesi del pm Fabio Pelosi, con cui ha rinviato a giudizio i 31 imputati nell’udienza preliminare ai vertici di Ubi banca. Nomi di spicco del mondo del credito come il presidente emerito di Intesa San Paolo Giovanni Bazoli, l’amministratore delegato di Ubi Massiah, il presidente del Consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio, il vice Mario Cera, l’ex presidente del Consiglio di gestione Franco Polotti.
Sentenza prevista per le 16.30, dopo le ultime arringhe delle difese. Sentenza alle 16.35, uguale per tutti tranne per Emilio Zanetti (ex presidente del Cdg) e per il vice direttore generale di Ubi Ettore Medda, prosciolti dalla sola violazione della legge sulla privacy per i dati sui soci. Con una premessa. Il giudice cita la Cassazione per chiarire il proprio ruolo: «Verificare se l’impianto probatorio sussistente, o ragionevolmente integrabile nel dibattimento, dimostri un livello di fondatezza dell’accusa serio, essendogli preclusi il giudizio sul merito della pretesa accusatoria o valutazioni che si sostanzino nell’interpretazione di emergenze delle indagini o prove già raccolte connotate da portata o significato aperti o alternativi, anche in ragione di possibili acquisizioni istruttorie nel dibattimento». Stringi stringi significa che negli atti in cui secondo la difesa c’era la «prova» del proscioglimento, c’è invece materiale da approfondire che potrebbe anche portare dalla parte dell’accusa.
L’avvocato Stefano Lojacono (difesa Bazoli), definisce la premessa del gup «un modo legittimo ma insolito di spiegare le sue decisioni». L’avvocato Giuseppe Bana, per Emilio Zanetti, è già in modalità dibattimento: «Il nostro obiettivo era non andarci, ma non è una sconfitta. Il giudice ha solo rimandato la decisione al contraddittorio». Chi non nasconde la delusione per il rinvio a giudizio è l’industriale Mario Mazzoleni, trasforma la reazione in ironia: «Giustizia è fatta, scriva così». Dallo scorso novembre il pm e le difese si sono dati battaglia su due questioni principali. La prima, l’ostacolo alla vigilanza di Consob e Bankitalia. Le regole della banca e le loro modifiche sono state sempre comunicate, sostengono gli avvocati. L’accusa è che alle regole sulla carta non corrispondessero quelle reali; c’erano dei patti occulti tra le componenti bresciana e bergamasca per gestire la governance. La seconda, l’illecita influenza nell’assemblea dell’aprile 2013 in cui vinse la lista di Moltrasio. I voti vennero convogliati anche attraverso la Confiab e la Cdo e una selezione a monte dei soci, sostiene il pm. Fu normale campagna elettorale e comunque la lista di Moltrasio supera la prova di resistenza: avrebbe vinto anche togliendo i presunti voti non regolari, è il ragionamento delle difese.
Il procuratore Walter Mapelli usa la battuta «allora non siamo dei visionari, il processo s’ha da fare» per dirsi soddisfatto due volte: «Il gup ha ritenuto meritevole di approfondimento tutto l’articolato impianto accusatorio. L’altro dato è che tutto ciò avviene a Bergamo. Di recente la commissione sui disastri bancari ha indicato come se ne debbano occupare procure come Milano e Roma. Invece anche procure come la nostra possono occuparsi di processi di elevato tecnicismo». In questa inchiesta non è girato un soldo: «Capisco che al cittadino potrebbe non interessare se una banca è gestita da una o da un’altra persona, ma che le regole della governance vadano rispettate è un profilo importante».
Immediata la replica di Giovanni Bazoli: «Prendo atto della decisione che era prevedibile in considerazione dei limiti propri dell’udienza preliminare. Il dibattimento sarà la sede più adeguata per accertare che l’intero impegno da me dedicato alla nascita e all’avvio di Ubi è stato improntato alla massima correttezza e trasparenza».
Anche Ubi ha ribadito la correttezza del proprio operato e la totale estraneità ai fatti contestati: «Nessun ostacolo alla vigilanza, nessuna omissione informativa, nessuna influenza nel determinare la maggioranza assembleare».
Bazoli Il mio impegno per l’avvio di Ubi è stato improntato alla massima correttezza