L’occhio della politica nazionale sulla città Le incognite e le difficoltà a comunicare
Èassai probabile che la cronaca politica nazionale guardi alla nostra città e al rinnovo del suo consiglio comunale. Brescia non è più la città sperimentale di quell’alleanza che ha portato all’Ulivo e nemmeno della breve parentesi del centrodestra. Non è nemmeno più la città della Municipalizzata anticipatrice di tecnologie e virtuosa nei conti né di un ceto imprenditoriale protagonista di peso e di personalità nella finanza e in Confindustria. Lasciamo perdere la storia controversa delle sue Banche oggi sparite o guidate sempre più dai Fondi e sempre meno dagli storici azionisti. Potremmo continuare. Eppure Brescia sarà sotto osservazione perché il cambiamento che la attende non sarà ininfluente sulle vicende dei partiti nazionali e dei movimenti. Per chi ha governato la Loggia non saranno sufficienti i buoni risultati raggiunti a garantire la continuità amministrativa. Dovranno conquistarsela voto su voto. Anche a Brescia, come nel resto del Paese, l’opinione pubblica ha una memoria da niente e uno stomaco di ferro. Che importa se l’elenco delle cose compiute o in via di compimento sono il risultato di una gestione amministrativa che ha funzionato con la regia di una buona politica? Quali saranno, allora, gli argomenti per riproporre la fiducia di un nuovo mandato e quali, quelli oppositivi, a sostegno di un radicale cambiamento che l’opposizione reclama? La ex Municipalizzata è tornata a riempire di milioni le casse della Loggia? Buona cosa si potrebbe dire. Eppure nessuno, apertamente, fa propria l’aspettativa delle famiglie che soffrono il peso delle bollette e vorrebbe, invece di dividendi, una riduzione sensibile delle stesse. La Città universitaria mostra un poco di affanno? Sia la Statale che la Cattolica cercano nuove vie adatte a rispondere con sempre maggior autorevolezza alla concorrenza degli altri Atenei. Ma la Città? Cosa fa in questa direzione? Se il nostro maggior Ospedale subisce una politica sanitaria regionale che lo ha staccato dall’intero territorio della Valle dell’Oglio, Brescia cosa pensa di fare? Ritardi di comprensione o prudenti silenzi? Così è capitato alla lungimirante decisione di diminuire lo standard edificabile cittadino ormai esuberante, eccessivo e in contraddizione con un invenduto immobiliare a tre cifre. Eppure si sono levati, dentro e fuori la maggioranza, inviti al rinvio e dosaggi da cavallo di dubbi e prudenze: cose che non hanno giovato alla coraggiosa e compiuta scelta politica della Giunta. Stenta a prendere corpo una iniziativa generale per riportare le giovani coppie a vivere in Città con l’offerta prioritaria di abitazioni a basso affitto o sostenute da mutui meno onerosi e di maggior durata. Decisione possibile mettendo mano con esempi «europei» allo stock abitativo degradato o di quello tenuto volutamente vuoto in attesa di tempi migliori del mercato. Due scelte messe in difficoltà dalla lobby dei «gestori territoriali» e dalla rendita parassitaria delle aree edificabili. La nostra Città pur avendo all’ordine del giorno il degrado delle sue periferie subisce anch’essa la pressione di una immigrazione massiccia e fuori controllo che si rifrange sulla sicurezza dei cittadini, molto spesso percepita più che statisticamente sostenuta. Quello di cui la maggioranza della Loggia non ha tenuto conto in tutti questi anni è il fatto che una fascia numerosissima di ceto medio ha visto crollare il valore delle proprie abitazioni in numerose zone della città. In questi ceti hanno messo radici le proteste del voto politico di marzo. Il ceto medio che ha sempre contrassegnato l’equilibrio del cammino sociale del nostro dopoguerra ha scelto, per rabbia ed impoverimento materiale delle proprie condizioni economiche, di stare…contro. Se la maggioranza uscente può contare ancora su un margine di consensi in grado di favorirne la riconferma, all’opposizione è la Lega che egemonizza per voti e preferenze il centro destra. I 5stelle fiutano le prime posizioni e rendono di fatto incerto l’esito e altrettanto aleatorio il probabile ballottaggio. Si muovono silenziosi, lontani dai media, ma insistenti ed attivi sulla rete con la quale i giovani diventano a loro volta i diffusori del consenso. Con la strategia di Del Bono (candidature capaci di aggregare, dialogo con pezzi importanti della classe dirigente) sarà la Lega di Rolfi e della Bordonali (primatisti di preferenze) a condividere la sfida. La Lega mira chiaramente ad un successo della propria delegazione di eletti. Un numero in grado, in caso di vittoria, di condizionare l’azione della Giunta e di egemonizzare le cariche e le responsabilità di una ricca corona di società pubbliche. In caso contrario saranno comunque il gruppo di opposizione più forte e le colpe dell’insuccesso verranno addossate tutte sulla debolezza della candidata Sindaca e dei suoi capilista civici sempre alla ricerca di una visibilità ed impermeabili agli insuccessi delle loro candidature in Regione. Una ultima variabile. La corsa alla Loggia pagherà le difficili ma ricercate innaturali alleanze nazionali? Potrebbe che sì!