Il vecchio artista e il suo mecenate In un video l’incontro Donini-Tanghetti
A Concesio un capannone industriale di 600 metri è diventato un fantasmagorico tempio dell’arte, con il soffitto e due pareti ricoperte da un telo che riproduce migliaia di coloratissimi quadri.
In città, ai piedi del colle di Sant’Anna, villa Badia Piccola — splendida dimora privata e location in passato di tante cerimonie — accoglie da poco tre grandi sculture che uniscono migliaia di ferri di cavallo: raffigurano un sole e una luna accostati, un gigantesca sfera armillare con segni astrologici, un’araba fenice.
C’è un filo sottile ma saldissimo che unisce queste due sorprendenti manifestazioni d’arte, precipitate come meteoriti in terra bresciana: è la storia dell’amicizia, della venerazione filiale, del legame di mecenatismo e di ispirazione reciproca che ha legato un artista, Ettore Donini, e un imprenditore bresciano originario di Concesio, Roberto Tanghetti.
Una storia umanamente avvincente, artisticamente feconda di risultati, ora narrata in un video di 12’ intitolato «Anni felici» presentato ieri, prodotto da Aab e «Associazione artistica per la pittura Donini», realizzato da un maestro bresciano del docufilm d’arte, Nicola Lucini.
Ettore Donini era nato a Corticelle Pieve, frazione di Dello, il 10 giugno del 1917. Si è spento a Brescia il 25 gennaio 2010. In mezzo, una vita di avventure, passioni artistiche e umane, esperienze in Italia e all’estero. Figlio di mugnai, allievo di Trainini sui ponteggi del restauro, emigrato in Francia dove si fa apprezzare come decoratore di grandi dimore nell’area parigina, torna in Italia dopo trent’anni. Si dedica al suo antico amore, la pittura da cavalletto, fino a quando non incontra Roberto Tanghetti (imprenditore che s’è fatto da se’, nascendo come fabbro e migrando poi nei nuovi lidi dell’alluminio anodizzato).
Tanghetti ha appena acquistato villa Badia Piccola, ha una nuova compagna, ha scoperto l’esistenza di splendide decorazioni coperte da strati di pittura: cerca qualcuno che le faccia ritornare alla luce. L’incontro fra i due, l’imprenditore selfmade con la passione per il bello e l’elegante decoratore rientrato dalla Francia, genera una collaborazione che durerà dieci anni e un legame creativo che non s’è ancora spento.
Tanghetti colleziona praticamente tutti i quadri di Donini, che ora fanno mostra di sé a Villa Badia. La vita, l’arte, le esperienze personali: per dieci anni villa Badia risuona dei loro colloqui.
Dopo la morte di Donini, Tanghetti riscopre grazie al maestro la vena artistica a lungo sopita. Con incudine e ferri roventi realizza le tre grandi sculture di cui s’è detto (con l’aggiunta di una sfera issata al centro del cortile di villa Badia Piccola) e a San Vigilio di Concesio, nel capannone da cui è partita la sua avventura imprenditoriale, rende omaggio a Donini con quella che lui definisce «la cappella sistina» di Donini, il cui destino è imprecisato (locale pubblico? Spazio culturale? Il vicesindaco di Concesio Domenica Troncatti ieri è stata possibilista).
I quadri di Donini acquistano nuovi estimatori grazie a nuove mostre (quella fatta a Leno, quella in corso al castello di Padernello) e altri ne conquisteranno. Ma l’incontro fra Donini e Tanghetti meritava un racconto filmato. Come si conviene alle fiabe, alle misteriose alchimie fra gli esseri umani, alle fantasie che chiamiamo vita.