«La tecnologia esiste, A2A investa sul solare termico» Lo studio condotto da Massimo Cerani analizza alternative all’inceneritore: «Sono più efficienti»
Da carbone e rifiuti — oggi combustibili primari per scaldare l’acqua dei bresciani — a un sistema che sfrutti il solare termico come alternativa energetica all’incenerimento dei rifiuti.
La tecnologia esiste già, ecco perché alcuni ingegneri (su indicazione del Tavolo Basta Veleni) hanno elaborato uno studio che chiede ad A2A di cambiare direzione e indirizzare i propri investimenti verso sistemi innovativi: fotovoltaico, pompe di calore e il solare termico a concentrazione. Una tecnologia, quest’ultima, capace non solo di scaldare l’acqua, ma anche di raffrescare gli ambienti: i raggi possono attivare un fluido che, stimolato dal calore, può produrre freddo.
In fondo, A2A ha già investito in tecnologie diverse: l’esempio è Varese, dove l’impianto di teleriscaldamento che si basa sul solare termico è stato inaugurato da A2A nel 2015. Per Massimo Cerani, ingegnere e consulente di diversi comuni, l’obiettivo è investire su impianti che disperdano meno calore di quanto faccia oggi l’inceneritore di Brescia: «La priorità — spiega — deve essere data al solare termico e al calore dei serbatoi naturali, utilizzando pompe di calore alimentate da fotovoltaico per quanto possibile».
Insomma, bisogna seguire gli esempi virtuosi di Stoccolma e altre città del Nord Europa, ma anche Paesi come il Canada, che a Okotos (Alberta) ha investito su alcuni quartieri realizzando non mega impianti, ma centinaia di «collettori solari termici» integrati a sistemi per accumulare il calore.
L’ambizione è quella di chiudere la terza linea dell’inceneritore: «Ma il primo passo per farlo — sostiene Marino Ruzzenenti — è che l’amministrazione comunale rifiuti quell’obolo di 10,5 euro che incassa per ogni tonnellata di rifiuti speciali sulla terza linea: quell’accordo va stracciato». (m.tr.)