In arrivo altri centotrenta profughi si cercano anche campeggi e ostelli
Tutti i centri sono saturi. A Serle tensioni con i richiedenti asilo e trasferimenti
Nelle more dell’emergenza si pensa anche a vecchi ostelli e campeggi semi-deserti, lontani dai flussi turistici: l’ipotesi è poco praticabile, ma dimostra che il sistema di accoglienza è al collasso.
L’ultimo dato accertato parla di 3.040 profughi «ospiti» nel territorio di Brescia e provincia. E tuttavia, con i 5 mila migranti arrivati venerdì in Sud Italia, una quota parte — circa 130 — dovranno trovare una sistemazione nei comuni del bresciano. Il problema è che alberghi e cooperative hanno le stanze sature, motivo per cui trovare nuove sistemazioni diventa molto difficile.
«Ormai siamo al contagocce, non sappiamo più dove metterli» conferma al telefono Margherita Rocco, referente Tavolo Asilo del Terzo settore. La prefettura di Brescia sta sondando tutte le strade, ma per attivare nuove case serve tempo: di stanze libere, oggi, non c’è quasi nulla. Ecco perché si prova a percorrere anche la strada di campeggi e vecchi alberghi: l’obiettivo, infatti, è trovare una sistemazione (anche solo provvisoria) a fronte di un’emergenza sbarchi che in questa torrida estate non accenna a diminuire.
«Non so come si possa fare. Io di posti nuovi da mettere a disposizione non ne ho» spiega Marco Riva, il titolare dell’hotel Niga di Azzano Mella che da anni lavora nel settore dell’accoglienza e oggi gestisce, con la sua cooperativa, più di 300 richiedenti asilo.
Nei prossimi mesi la Prefettura dovrebbe emanare un nuovo bando per arrivare a gestire 3.600 profughi (compresi i 3.040 già «ospiti» sul nostro territorio), ma il momento critico è adesso. Con l’asilo notturno Pampuri pieno, l’ex caserma Serini inutilizzabile (diventerà un Centro per rimpatri) e la contrarietà di molti sindaci all’accoglienza diffusa, è chiaro che i posti esistenti siano ormai saturi. E in alcuni casi, sovraffollati. È vero che la prefettura ha l’obbligo di trovare una sistemazione a tutti coloro che arrivano, ma la soluzione non può essere l’accettare — come se fosse fisiologico — che in una palazzina per 20 persone vivano in 25 o 30.
Le storture si moltiplicano, come è emerso prima con l’indagine dei carabinieri di Carpenedolo sulla malagestio dei profughi affidati all’imprenditore Angelo Scaroni (sotto indagine per truffa), ora con il caso Serle e la rivolta dei profughi che denuncerebbero la scarsità del cibo, l’obbligo di contribuire al pagamento delle bollette e presunte minacce. Nell’occhio del ciclone è finita la «Medica srl», start-up di Brescia che oggi gestisce 40 profughi tra Roé, Manerba e, infine, Serle, paese dove i migranti ospitati avrebbero dovuto essere 23 e invece se ne contavano almeno 28. La prefettura ieri li ha trasferiti in altre strutture ed è pronta a rescindere il contratto con la Medica srl. Tempo fa, due migranti di Serle avrebbero aggredito altri ospiti della casa, un comportamento che li avrebbe fatti uscire dal percorso di tutela dei richiedenti asilo: il provvedimento di revoca (notificato dai carabinieri) è stato sospeso, ma di certo le tensioni dentro il centro di accoglienza di Serle non sono finite.