E le famiglie si affidano anche agli investigatori
Il tarlo comincia a rodere alle prime uscite notturne. Mamme e papà attendono con ansia a casa e quando il figlio (figlia) rientra iniziano a sondare alla ricerca di tracce e di odori sospetti. Perché sapere cosa fanno i figli fuori casa non è facile, anche se c’è dialogo, anche se hanno la faccia da bravi ragazzi, anche se sbuffano schifati quando qualcuno accende una sigaretta. Ma quando sono in gruppo anche le convinzioni più radicate possono venire meno, gli esempi e l’educazione ricevuta finiscono in stand by per qualche ora. E la tentazione di fumarsi una canna (o peggio) è molto forte. E più le uscite si moltiplicano, più l’ansia dei genitori cresce. Aumentano i sospetti, le supposizioni. Quel tarlo è lì e continua a rodere. I genitori non sanno cosa fare e come comportarsi, si interrogano tra di loro, sentono gli amici, si fanno consigliare da chi ci è già passato. E sono sempre più numerosi le mamme e i papà che scelgono di rivolgersi a un investigatore privato per sapere con certezza cosa sta succedendo e per chiedere consigli. E, una volta appurato che il figlio non è come si pensava e si sperava, valutano come è meglio comportarsi e a chi chiedere aiuto. All’agenzia Luciano Ponzi Investigazioni che opera anche nel Bresciano, mediamente in un anno si rivolge una sessantina di famiglie. «Quando arrivano da noi — spiegano in agenzia — i genitori sono spaventati e preoccupati e hanno bisogno di capire cosa sta succedendo». Il 99% delle famiglie — fa sintesi l’investigatore — ci aveva visto giusto: a volte basta anche solo una serata, i ragazzi vengono controllati nel loro ambiente. Apprendere la verità per i genitori spesso è uno choc. «Il problema riguarda tutte le fasce sociali e anche le età — spiega l’investigatore — ma ci sono capitati anche casi con ragazzine di appena tredici anni».