In cella e ai domiciliari padre e figlio rom. Un centinaio di casi in Sardegna, da verificare nella Bergamasca
«Falsi restauri, estorsioni a preti». Sequestri a Fontanella
Candelabri, crocifissi, calici. Negli scatoloni in cantina, i carabinieri per la tutela del patrimonio di Cagliari supportati dai colleghi di Bergamo hanno trovato almeno 50 beni ecclesiastici.
Nella villetta di Fontanella da 220 mila euro finita sotto sequestro c’erano anche preventivi e ricevute che spulceranno per capire se ci sono stati casi anche in Bergamasca. Al momento risultano in Sardegna, da dove arriva l’operazione su presunti falsi restauratori, famiglie rom che avrebbero estorto denaro ai sacerdoti per restituire pezzi anche preziosi che si erano presi l’incarico di rimettere a nuovo.
A Fontanella è finito in carcere Dario Hudorovich, 34 anni, ritenuto uno dei tre capi della presunta associazione dedita alle truffe e alle estorsioni radicata a Oristano. Ai domiciliari il padre Armando, 69 anni, che secondo i carabinieri era partecipe, e all’obbligo di dimora la compagna del 34enne.
Le persone colpite da misure cautelari sono otto, tre in carcere. I casi al vaglio sono un centinaio, per centinaia di migliaia di euro. A farsi avanti per primo è stato un sacerdote in provincia di Cagliari. La telecamera di videosorveglianza in chiesa riprende un uomo che gli porta il panettoil 17 dicembre 2017. Secondo i carabinieri, un modo per agganciarlo. Era il metodo ricostruito dalle indagini che fino al 2019 hanno tenuto sotto controllo gli indagati, parte dei quali hanno lasciato la Sardegna, probabilmente dopo aver capito che non filava più tutto liscio.
La prassi era: appuntamento telefonico, si presentava una sola persona, se aveva bisogno di convincere il prete si incaricava del primo servizio gratuito, il calice tornava luccicante e così il presunto restauratore riceveva altri pezzi. Solo che il prezzo poi saliva, in alcuni casi fino a 50.000 euro. Se il prete non voleva-poteva pagare, si presentavano in 3 o 4 persone. Capitava che tenessero l’oggetto, o minacciassero di avvertire la Curia o la Sovrintendenza della consegna senza autorizzazione.
Persone, scrive il gip, che «a fronte di una formale povertà» avevano «una vita agiata e ingenti somme di denaro». Intanto, però, ha verificato la Sovrintendenza, gli oggetti prelevati da chiese e istituti religiosi ora «scontano i danni di operazioni invasive».