Trent’anni per l’omicidio Ma è libero in Ucraina
Per l’ucraino stessa pena del complice, che è in cella. Lui fu scarcerato prima che arrivasse l’estradizione
Trent’anni per l’omicidio di Vasyl Nykolyuk ( foto), ucraino preso a mazzate e bruciato nell’auto, ad Albino. Anche il secondo imputato, connazionale, è stato condannato alla stessa pena. Ma a differenza del complice (in cella), è libero nel suo Paese.
Era stato arrestato due mesi prima del complice, in Russia, a maggio 2016. E dopo un anno di carcere è stato liberato, prima che arrivasse l’estradizione. Così, se Ivan Hromei è detenuto con una condanna a 30 anni in appello (da 20), Vasyl Bilohan, ucraino detto «il Piccolo», è libero nel suo Paese, si presume.
Difeso dall’avvocato Davide Ceruti, ieri anche lui è stato condannato a 30 anni per l’omicidio del connazionale Vasyl Nykolyuk, 32 anni, massacrato di botte e poi trovato carbonizzato nella sua Opel Vectra ad Albino, l’11 ottobre 2015. È la pena chiesta dal pm Antonio Pansa. «Vedremo le motivazioni», commenta il difensore. L’imputato non era presente e non era tenuto ad esserlo, per questi inghippi procedurali. Per tornare in Italia, per farsi interrogare, ammettendo, aveva dovuto chiedere un visto per via del decreto di espulsione del 13 ottobre 2015. Per questo intreccio di date con la richiesta di processo, l’avvocato ha sollevato l’improcedibilità che evidentemente dall’esito non è stata accolta dal giudice dell’udienza preliminare Vito di Vita. Nemmeno il riconoscimento dell’omicidio preterintenzionale.
Botte finite in morte. Hromei scaricò la colpa del delitto su Bilohan, dicendo di aver solo filmato il pestaggio. Lo accusò di averglielo chiesto mentre lui picchiava la vittima con una mazza da baseball: «Era una furia, io non potevo fare nulla». Era arrivato in Italia da poche settimane con la moglie ed era ospite da Vasyl Nykolyuk. Tutti e tre passarono la serata a casa di Bilohan, in via Zanchi a Stezzano, dove cenarono. Andarono a ballare a Curno, ma al rientro iniziarono a litigare in automobile, pare per una questione di soldi. Tornati a casa, accadde il peggio. Un pestaggio che ridusse il 32enne in fin di vita. I due lo caricarono in auto e lo portarono ad Albino dove gli diedero fuoco nella sua Oper Vectra nei boschi di via Santissima Trinità. Li incastrò le telecamere della stazione della Teb che li ripresero alle 8.45 mentre raggiungevano la fermata e salivano sul tram delle 9.04 per tornare a Bergamo. Il giorno successivo, sparirono per essere rintracciati ma seguendo due percorsi separati.
Vasyl Nykolyuk, casa in via Berizzi, a Bergamo, lavorava come operaio alla Isc di Zogno dal 2012. Aveva una moglie e un figlio, all’epoca di un anno e mezzo (rappresentati dagli avvocati Luigi Villa e Irene Sirtoli). A loro spettavano 50.000 euro a testa dal primo imputato. Ora 500 mila dal secondo.