Nella Valle della Cerviera là dove nasce il Serio tra le aquile e i camosci
Da Valbondione al rifugio Curò. Poi l’emozione delle cascate
Non è una vallata particolarmente estesa e neanche distante dai percorsi più battuti: eppure, basta mettere un passo davanti all’altro per varcare la soglia della valle della Cerviera per capire come mai la fauna selvatica abita e percorre habitat di questo tipo, che caratterizzano le zone più impervie che troviamo tra le vette più elevate delle Orobie.
Per intrufolarci negli spazi potenti dell’alta Val Seriana, l’approccio richiede pazienza e avvicinamenti che aiutano a prepararci meglio. Per salire nell’area dove nasce il Serio, il modo più agevole è partire da Valbondione (località Grumetti, 1.000 metri) e raggiungere il lago artificiale del Barbellino, dove sorge il rifugio Curò (1.895 metri). Ore di passo tranquillo, nel cuore di paesaggi che progressivamente si svelano e si trasformano, lavorando direttamente sul modo in cui introiettiamo la morfologia rocciosa.
Segni dell’autunno
Se qui l’estate è ancora sugli scudi, lassù dove ci stiamo dirigendo troveremo i primi inequivocabili segni dell’autunno — il taglio della luce, i colori dell’erba ispida, l’atmosfera perentoria dell’alta montagna.Oro bianco
Lasciato il rifugio Curò, lungo la sponda destra del grande invaso artificiale che travasa oro bianco nelle cascate del Serio, in breve ci troviamo davanti altre ed emozionanti cadute d’acqua: precisamente qui, nella sezione terminale del torrente che caratterizza la Valle della Cerviera, inizia la salita (indicazioni rifugio Tagliaferri, segnavia 321), mentre nella continuità della montagna la nostra percezione si trasforma.
La forza dell’acqua
Accade inerpicandoci lungo i centro metri di dislivello contro corrente che ci fanno re
Lasciato il sentiero 321, ci dirigiamo verso ovest seguendo gli ometti di pietra e la traccia che si insinua tra le ondulazioni di una levigata roccia che definisce il labirinto scavato dall’acqua, fino ai laghi di Val Cerviera (2.320 metri). Uno spettacolo che si ripete, come ogni volta che un laghetto alpino ci permette di rifletterci insieme a cielo e alte vette. In mezzo a queste montagne, la roccia del paleozoico — tra le più antiche delle Orobie — caratterizza lo scenario che ci dona il sapore cinematico dell’avventura, magari osservando l’aquila, le marmotte, i camosci e la natura a ricordarci che ne facciamo parte.