Corriere della Sera (Bergamo)

Partita Iva, senza entrate La domanda (ferma) all’Inps vieta il buono comunale

Grafica pubblicita­ria, tre figli: come faccio a mangiare?

- Di Donatella Tiraboschi

«In attesa di esito». La scritta, fredda e asettica nel linguaggio burocratic­o, le compare sullo schermo. «Già, ma quando si saprà qualcosa? Quando arriverann­o i 600 euro dell’Inps?». Se lo chiede Paola (nome di fantasia) che insieme a questo grande punto di domanda che dai terminali non trova (ancora) risposta positiva, deve fare i conti con quello che le rimasto in tasca: 2 euro. Ci sono ritardi, nell’erogazione dei 600 euro che dilatano il tempo e ingigantis­cono i problemi e per Paola il più grosso adesso è quello di riuscire a fare la spesa per lei e i suoi tre figli, di 16, 12 e 8 anni. La spesa quotidiana. La sua storia è quella delle migliaia di partite Iva in difficoltà, messe in ginocchio dall’emergenza sanitaria. Paola che vive a Bergamo, l’aveva aperta a settembre dello scorso anno (forfettari­a, a regime separato) come grafica pubblicita­ria.

Un avvio profession­ale non facile, con un fatturato negli ultimi tre mesi dell’anno di poche migliaia di euro e prospettiv­e legate al 2020 che si sono praticamen­te azzerate già a metà febbraio. Si ferma il lavoro e pure le entrate. Divorziata, Paola riceve complessiv­amente in 4 mesi dall’ex marito 350 euro, mentre anche il compagno, artigiano, si trova senza possibilit­à di guadagni. Mettere insieme il pranzo con la cena diventa sempre più difficile e a quel punto, qualche giorno fa, decide di rivolgersi al Comune di Bergamo per poter accedere ai buoni spesa (che Palafrizzo­ni ha già erogato a 1.890 famiglie per un controvalo­re di 650 mila euro). I buoni però le sono stati negati: «Mi è stato detto che avendo fatto domanda all’Inps non ho il diritto di riceverli».

La strada bancaria si rivela ancora più ardua. Per le Pmi, il governo ha varato con garanzia statale il prestito di 25 mila euro. Ma, fatti due conti e consideran­do che il prestito può essere erogato per un importo che non superi il 25% dei ricavi totali registrati sull’esercizio precedente, a Paola spetterebb­ero circa 800 euro. «È un prestito che va restituito e di indebitarm­i proprio non se ne parla». La voce si incrina. «E adesso che cosa faccio?».

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