Traffico e tasse Le sfide in sospeso del Gori bis
Nodi e polemiche a sei mesi dalla rielezione
Ipreparativi per il Natale si sono trasformati in piccoli test per Giorgio Gori che sei mesi fa veniva rieletto con un successo di dimensioni sorprendenti. C’è il tema della sosta «scontata» in centro per Natale, che sta creando malumori anche nella maggioranza. E presto in Aula si discuterà dell’aumento dell’Irpef.
Tra le cose che a prima vista non si direbbero di Giorgio Gori c’è il fatto che il sindaco sente l’aria di Natale. Negli ultimi giorni mostra orgoglioso le foto sul telefono del nuovo allestimento di Piazza Vecchia con piccoli abeti, che lo soddisfa tanto quanto la ruota panoramica. I preparativi per le Feste però hanno portato qualche polemica e si sono trasformati in piccoli test per un sindaco che sei mesi fa veniva rieletto con un successo di dimensioni sorprendenti.
La questione centro
Dopo aver battuto tanto sulle periferie e sui quartieri in campagna elettorale, Gori e i suoi si sono ritrovati ad affrontare il tema da sempre più complesso. Come provare a trainare il centro cittadino fuori da una crisi — commerciale ma anche demografica — ormai strutturale? La via della collaborazione stretta con i commercianti del Distretto urbano del commercio è stata rafforzata. Anche il risultato elettorale ha evidenziato rapporti buoni con un’amministrazione disponibile ad ascoltare le esigenze di una categoria che soffre difficoltà enormi, assediata da centri commerciali, e-commerce e la spirale di affitti spesso insostenibili. I commercianti condividono progetti per la riqualificazione e il rilancio delle vie del centro, poi però fanno delle richieste. Il desiderio natalizio che Gori ha dovuto esaudire è stato quindi quello di alleggerire il prezzo della sosta di domenica, da 2 a 1 euro l’ora sulle strisce blu. Evidenziare le contraddizioni di una scelta del genere è stato facile per gli avversari, inevitabile per i sostenitori meno allineati. Qualche consigliere di maggioranza, come Roberto Cremaschi, si è fatto sentire. È vero che si parla della lista più a sinistra e con un solo seggio, ma il disagio sotterraneo è più diffuso. Meno auto in centro — anche a beneficio del commercio, sul lungo periodo — è il credo del centrosinistra dall’inizio del mandato. È facile verificare come, in realtà, aver introdotto il pagamento della sosta nei festivi in questi anni abbia tutt’altro che svuotato le vie più centrali. Dimezzarla ora, anche se per poche domeniche, è una scelta di dubbia efficacia per i negozi e un piccolo passo indietro nel percorso verso la pedonalizzazione. «Abbiamo solo voluto dare un segnale di vicinanza al settore. Ma nessuno pensa che con i parcheggi a un euro si risolvano i problemi del commercio», spiegano sindaco e assessori parlando del dimezzamento della tariffa.
In queste parole c’è anche l’ammissione della debolezza della politica — pure in un centro di medie dimensioni come Bergamo — rispetto a dinamiche socioeconomiche ben più forti. Nell’epoca di Amazon si fa nebbioso il futuro dell’asse Sentierone-XX Settembre, oggi per altro tenuto in piedi soprattutto da catene di grandi marchi, con pochi reduci del commercio di vicinato che fu. È lecito perciò dubitare della capacità trainante di progetti come la riqualificazione di piazza Dante e dell’area antistante il Donizetti, che comunque saranno completate a mandato inoltrato.
Traffico
Quello che la storia dei parcheggi in centro certifica è la grande difficoltà di incidere sulla mobilità cittadina. Non va dimenticato che un sondaggio Ipsos per il Corriere prima delle elezioni indicava il traffico come tema di gran lunga più sentito dai bergamaschi. Negli ultimi cinque anni la situazione è rimasta stabile, il trasporto pubblico ha visto nella Linea C (quasi) interamente elettrica la più grande novità. Ma Bergamo non si è trasformata in Oslo e questo non accadrà nemmeno nel prossimo quinquennio, con la futura eccezione della linea 2 del tram, in arrivo per il 2025. L’Atb ha finanze solide ma — questo non l’hanno capito molti consiglieri d’opposizione — nel senso che è in grado di funzionare al livello attuale, con piccoli passi avanti nella qualità, senza costare troppo al Comune in termini di contributi diretti. Non ci sono tesoretti nascosti per costruire metropolitane. In questo contesto ogni tanto emergono le difficoltà nel farsi sentire di un assessore «verde» come Stefano Zenoni, che sul dimezzamento natalizio delle tariffe non ha nascosto qualche malumore per una decisione che i commercianti hanno trattato direttamente con il sindaco (e con il dg di Atb, Gianni Scarfone). Ma se si vuole stare nella giunta Gori, le condizioni sono queste.
Tasse
Dopo aver litigato, soprattutto via social, sulla ruota panoramica — non pochi i momenti di pura comicità, tra chi ha gridato all’improbabile scempio di piazza Matteotti, e qualche poeta che ha provato ad ammantare la giostra di valori simbolici fiabeschi —, il prossimo round per la politica cittadina dovrebbe riguardare l’addizionale Irpef. Meglio usare il condizionale, perché nel centrodestra bergamasco davvero in pochi sembrano essersi accorti dell’aumento dell’imposta portata al massimo (0,8%). Lega e alleati annunciano ostruzionismo in aula, vedremo. Comunque, nel giro di pochi giorni la comunicazione della giunta ha mandato anche qui messaggi contrastanti. «La nostra attenzione sulla spesa continua ci consente di liberare spazio per servizi e investimenti: lo considero un risultato di grandissima importanza», dice il vicesindaco Sergio Gandi il 14 novembre. Poi, il 20 novembre, lo stesso Gandi dice che l’aumento dell’Irpef (4,5 milioni di gettito in più) è necessaria per affrontare il problema di uno squilibrio strutturale della parte corrente del bilancio: in pratica, la spesa è eccessiva rispetto alle entrate, tributarie e non. Al di là delle questioni di merito, ce n’è una di fondo: prima e durante la campagna elettorale, a fronte di numerosi annunci di nuovi progetti amministrativi, mai si era parlato di un possibile aumento dell’addizionale Irpef. Un classico della politica italiana, certo. Ma anche un altro segnale contraddittorio per un sindaco che ha stravinto anche sul progetto di riportare in città giovani residenti (non necessariamente con fasce di reddito basse).
La sfida del Pd
Gori, in continuità col primo mandato, fa il sindaco tenendo un occhio alle vicende politiche nazionali. È diventato presidente del forum dei sindaci del Pd, ha scelto di non seguire la scissione renziana, ha scelto di giocare nel ruolo di opposizione interna. All’ultima assemblea nazionale, a Bologna, ha lanciato un allarme sulla svolta a sinistra zingarettiana. Come già successo in passato, sibilano nell’aria voci di ambizioni di leadership nazionale. La sconfitta alle Regionali 2018 e la vittoria alle ultime Comunali hanno detto che il sindaco funziona meglio sul palcoscenico cittadino. Non per questo, però, sembra intenzionato a restare nel Pd senza far sentire il proprio peso e le proprie idee. In che ruolo, però, lo deciderà soprattutto il contesto politico, più che la volontà di Gori.
Le contraddizioni Le scelte sui parcheggi evidenziano le difficoltà nel piano complessivo per il centro