La tigre Obelix salvata dai chirurghi
Dalle Cornelle a Lodi: per la prima volta è uscita da Valbrembo
Obelix ha 12 anni, età rispettabile per una tigre. Ma non era mai uscito dal Parco delle Cornelle. Il maschio siberiano di 200 chili e 4 metri di lunghezza lo ha fatto nei giorni scorsi, quando è stato portato in una clinica veterinaria di Lodi per essere operato a un tumore cutaneo, che si è rivelato benigno.
Sembra un gattone col biberon tra le zampe. Ma quello che stringe è un tracheotubo per aiutarlo a respirare, e soprattutto il proprietario delle zampe non è un gatto ma una tigre di due quintali di peso e quattro metri di lunghezza. Si chiama Obelix, e in dodici anni di vita è uscito da Valbrembo per la prima volta giovedì, quando lo hanno portato a Lodi per un’operazione.
Obelix è una tigre siberiana maschio ed è nato al Parco delle Cornelle, dove da cucciolo era stato davvero alimentato con i biberon. Lo hanno poi affiancato con una femmina per fargli compagnia, ma non si è mai riprodotto. E non ha mai dato problemi: «È un cucciolone», lo descrive il direttore del Parco Davide Guadagnino. Ma quando si tratta di avvicinarlo e metterlo sotto i ferri è meglio essere prudenti. È successo due anni fa, quando gli era spuntata un’escrescenza sulla schiena ed era stato operato nell’ambulatorio del Parco. Ed è successo nei giorni scorsi, quando il problema si è ripresentato. C’era una forma tumorale della cute, grande come un mandarino e benigna, ma a rischio di ulcerazione e sanguinamento. Così, in occasione della chiusura invernale del parco, si è deciso di operarlo all’ospedale veterinario universitario di Lodi della Statale di Milano.
Obelix è stato sedato alle Cornelle e caricato con un muletto su un furgone speciale, dove è stato collegato a sensori che durante il viaggio hanno monitorato in ogni momento le sue condizioni di salute. Scaricarlo, una volta arrivati a Lodi, è stato un altro discorso: è stato messo su un telone dotato di manici, e otto uomini sbuffando e faticando l’hanno portato nell’unica sala operatoria adatta, quella che si usa di solito per i cavalli nella Clinica per grandi animali. Visto che le occasioni per piantare aghi nelle zampe delle tigri scarseggiano, per Obelix c’è stato il trattamento completo: esami del sangue e delle urine, ecocardiografia, tac total body che ha evidenziato un po’ di artrosi alla zampa anteriore sinistra che lo fa zoppicare (d’altra parte l’età è quella che è: le tigri in genere non vanno oltre i 14 anni). E poi il direttore della clinica Damiano Stefanello (di Treviolo) con l’anestesista Giuliano Ravasio (di Osio Sotto) con 45 minuti di operazione hanno effettuato il prelievo del tumore. «Ora lo stiamo esaminando — commenta il chirurgo —. Qui facciamo tante cose, certo operare una tigre tanto per cambiare dà soddisfazione».
Infine è stata fatta la sutura, con punti riassorbibili per evitare di dover cercare volontari per andare poi a toglierli, ed è cominciato il viaggio di ritorno, con Obelix arrivato a Valbrembo già sveglio all’80%. «Stavolta però era in una cassa — spiega Guadagnini — perché è vero che di carattere è un cucciolone, ma è sempre meglio non correre rischi».
Il viaggio La tigre è stata caricata con un muletto su un furgone dotato di strumenti di controllo