Treviglio ha fame di spazi per le aziende Scontro con via Tasso
LA CRESCITA NUOVE AREE
Un allargamento della zona industriale di Treviglio nella mezzaluna, l’area a sud della città tra la vecchia linea ferroviaria e il tracciato di Brebemi. Questo il progetto della giunta del sindaco Juri Imeri annunciato ieri nell’incontro con gli imprenditori che hanno le aziende nelle due zone produttive della città: il Pip1 e il Pip2. «Il Comune — spiega l’assessore all’Urbanistica Alessandro Nisoli — ha aperto la variante al Piano di governo del territorio, e intende inserire delle nuove aree da destinare all’insediamento produttivo e direzionale. L’idea è creare a sud delle zone esistenti un Pip3 per le attività trevigliesi (piccole e medie imprese, mondo artigiano e servizi) e destinare poi altre aree sempre nella Mezzaluna a operatori industriali che vogliano insediarsi sul nostro territorio».
Al momento Treviglio ha pochi spazi a disposizione per chi voglia insediare la propria azienda mentre sull’unica
area di espansione già pronta (a sud di via Aldo Moro) da tempo è in corso di stesura un progetto, che a breve dovrebbe essere formalizzato, per la costruzione di un importante polo direzionale. Una penuria di aree che fa da contraltare alla buona salute dell’economia cittadina. «I dati dell’osservatorio comunale — precisa l’assessore Beppe Pezzoni — evidenziavano che al primo semestre 2018 le imprese attive in Treviglio erano 2.722, record storico. Anche un settore come l’artigianato che ha pagato pesantemente la crisi è riuscito a risalire la china con 739 attività, una in più del massimo registrato nel 2011». «La nostra zona industriale — aggiunge Imeri — gode di una posizione invidiabile, contigua alla stazione ferroviaria e a meno di un chilometro dal casello Brebemi e sarà sempre più attrattiva».
Un progetto d’espansione su cui grava però il vincolo messo dalla Provincia che nel suo nuovo documento urbanistico (superiore al Pgt comunale) riserva metà della Mezzaluna ad area agricola strategica. «Non capiamo bene cosa possa avere di strategico una zona interclusa tra le aziende esistenti e le infrastrutture — replica Nisoli —, per noi la vocazione è produttiva e per questo abbiamo chiesto di togliere il vincolo».