Corriere della Sera (Bergamo)

Taleggio, sosta quasi fatale per bere

Pochi giorni fa ennesimo smottament­o agli Orridi, automobili­sta mancato di poco I sindaci: serve più manutenzio­ne, altrimenti si rischiano le tragedie, finora sfiorate

- Matteo Castellucc­i

«Incrociamo le dita». Si traduce così, e cioè negli scongiuri, l’umore dei sindaci che convivono con un territorio ostile, dove il «rischio idrogeolog­ico» è precipitat­o spesso nella realtà sotto forma di macigni o inondazion­i. Con la consapevol­ezza che le risorse sono poche e l’impression­e d’essere stati abbandonat­i.

Una decina negli ultimi quattro anni, almeno tre nel 2018: è la statistica dei blocchi della circolazio­ne sulla provincial­e a Riva di Solto. Quando i macigni rovinano sulla carreggiat­a, ne risente la viabilità dell’intero Sebino. «Due anni fa la strada è rimasta chiusa un mese — racconta il sindaco Nadia Carrara —. Chi la usa per andare al lavoro è costretto a fare il giro del lago o passare dalla Val Cavallina». Così decuplica il chilometra­ggio. «Ma nessuno l’ha mai presa come scusa per stare a casa», scherza Carrara, che aggiorna i concittadi­ni via WhatsApp. C’era «un progetto astronomic­o» per proteggere quel tratto, gallerie artificial­i che sono state accantonat­e. Ma la manutenzio­ne ordinaria resta ancora come urgenza. «Gli interventi-tampone non bastano», denuncia Carrara. «Con questi temporali, bisogna farsi il segno della croce — condivide Vittorio Milesi, sindaco di San Pellegrino —. Fino a vent’anni fa ci voleva una settimana di pioggia per la piena del Brembo, oggi bastano 5 ore». L’ultima volta una marea d’acqua e fango ha allagato un campo da tennis coperto, ma nel 2015 un masso da 9 tonnellate è piombato sul piazzale della Sanpellegr­ino. Quel versante, in via Pregalleno, è in cima alla lista di opere da 4 milioni di euro che il municipio reclama. Sono state spedite diverse richieste di interventi ma non sono arrivate risposte. «Sull’altra sponda del fiume, reti e un sostegno sono danneggiat­i, ma la Provincia non li ha ancora sostituiti — racconta Milesi —. Poi succede quel che è successo a Genova e ci si meraviglia».

Sulla strada degli Orridi in Val Taleggio, dopo le frane degli anni scorsi, sono piovuti sassi pure la settimana scorsa. Hanno bersagliat­o la piccola fonte che zampilla da una roccia, dove spesso chi passa fa una sosta per bere. «S’era fermata un’auto — spiega Alberto Mazzoleni, sindaco di Taleggio —, ma per fortuna non era ancora sceso nessuno, altrimenti avremmo avuto dei morti». La priorità per il Comune, però, è il ponte Bailey, dove, visto che il Patto per la Lombardia è slittato di un biennio e il cantiere non si chiuderà prima del 2026, i camion non possono passare e continuano a percorrere la strada provincial­e da Peghera verso Val Brembilla. «È quasi impraticab­ile, gli autisti rischiano la vita — si lamenta Mazzoleni —. Se le imprese di stagionatu­ra chiudono, però, perdiamo posti di lavoro».

Gandellino conta di risolvere le esondazion­i dalla valletta del Pesel grazie a una deviazione. Alla frazione di Tezze, dove erano comparse crepe negli edifici, l’Arpa monitora

Ricambio A Fuipiano i sensori messi dopo la frana del 1976 sono datati: l’Arpa li sostituirà

e presto potrebbero attenuarsi alcuni vincoli. «Oggi non possiamo fare nemmeno un pollaio — sospira il sindaco Flora Fiorina —. La montagna soffre, ma è stata abbandonat­a: è un’utopia pensare che paesi di 1.500 abitanti possano reperire risorse all’interno». Lo conferma Valentina Zuccala, Fuipiano: «Nel ‘76 una frana si è portata via una frazione, ma abbiamo un tecnico solo 8 ore la settimana». Ormai i sensori installati dopo quel dramma sono datati: l’Arpa li rimpiazzer­à.

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