Rischio frane, conto da 50 milioni
Il nuovo rapporto: allerta «elevata» per 4 mila famiglie, pericolosità per il 16,7% della Bergamasca È la cifra che la Provincia chiederà al Ministero per mettere in sicurezza strade e ponti
In provincia di Bergamo, secondo l’ultimo rapporto dell’Ispra, vivono quattromila famiglie in zone ad «elevato rischio di frana». E molte altre abitano in aree a pericolo di allagamento, dove spesso si è costruito troppo. Intanto la Provincia sta facendo il conto, chiesto dal ministero delle Infrastrutture dopo il disastro di Genova, dei lavori da fare per la messa in sicurezza: si stimano opere per 50 milioni.
Alla signora che si è vista un macigno piombare sul parabrezza mentre percorreva la Via Mala è andata bene: un grosso spavento e ferite lievi. Ma sono tanti i bergamaschi che vivono ogni giorno nel rischio di subire gli effetti di frane e smottamenti: 126 paesi, 17 mila persone di 12 mila famiglie. Che diventano ancora di più se si calcola anche chi vive in zone a rischio di allagamenti.
La Bergamasca, lo si è capito da tempo, è un territorio fragile e troppo edificato, in cui la terra cade sulle strade e i torrenti allagano case e paesi. Lo certifica anche il nuovo rapporto «Dissesto idrogeologico in Italia» appena presentato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del ministero dell’Ambiente (Ispra).
Le aree a rischio di frane coprono 385,2 chilometri quadrati dei 2.746 del totale della provincia, con 244,9 considerati a rischio «molto elevato», 91,4 «elevato» e 48,9 «medio». Si trovano sparse in 126 Comuni (il 52,1% del totale), dei quali 36 sono a rischio «elevato e molto elevato» con zone in cui vivono 9.548 persone di 4.075 famiglie. Mentre 31.845 componenti di 13.347 nuclei sono in zone a livello «medio». Sono a rischio molto alto di essere coinvolti da frane anche 4.162 edifici, 802 aziende e 67 beni culturali. Cifre da moltiplicare per tre se si includono quelli nelle zone a rischio «medio».
Tutti numeri che si riverberano poi sulla vita quotidiana, quando ci si trova la strada sbarrata da uno smottamento. Lo certifica l’indice della vulnerabilità delle strade assegnato alle provinciali, e che si calcola sulla base del numero delle frane in proporzione ai chilometri. L’indice bergamasco è dello 0,96%, il più alto in Lombardia, seguito dallo 0,93% di Brescia, lo 0,55% di Sondrio, lo 0,52% di Como, lo 0,48% di Lecco e lo 0,16% di Pavia (le altre province sono a zero).
Non c’è solo terra che cade ma anche acqua che esonda. Il rischio di alluvioni riguarda una fetta di 256,6 chilometri quadrati. Di questi, 111,3 sono considerati a rischio «elevato» e ci vivono 23.002 persone di 9.505 famiglie, con 4.660 edifici, 2.288 imprese e 124 beni culturali, mentre sono a
rischio «medio» zone con 44.813 persone di 18.370 famiglie, 9.260 edifici, 4.177 aziende e 185 beni culturali.
I rischi non nascono solo dal fatto che il versante bergamasco delle Prealpi Orobie è di natura più friabile di quello valtellinese (tanto da avere un indice di vulnerabilità doppio di quello dei vicini settentrionali). Ma anche dal fatto che sui monti e a ridosso dei corsi d’acqua si è molto costruito: sono state alzate case in zone rischiose, sono state tagliate pareti rocciose per realizzare le strade e si è edificato in zone poco sicure. Lo stesso Ispra due anni fa aveva piazzato la Bergamasca al secondo posto in Lombardia per la presenza di costruzioni in aree a pericolosità frane «media» (19,25%). Ma a Palazzago è stato costruito sul 54% della zona considerata a rischio «molto elevato», così come nel 36% delle aree a rischio «elevato» di Costa Volpino e nel 31% di quella di Monasterolo, e nell’87% delle aree a rischio «medio» di Lovere e nell’85% di Castro. La provincia è anche seconda nell’edificazione in zone a pericolosità idraulica «media» con il 9,28% (ma Rota Imagna arriva al’80% e Sant’Omobono al 74%) e al terzo per quelle a pericolosità idraulica «alta»: il 7,18%, ma con picchi ad Azzano con l’82% e Telgate e Rota all’80%.
Le strade Le provinciali orobiche hanno il più alto indice lombardo di vulnerabilità per frane