Corriere della Sera (Bergamo)

TÈ CINESE, CARAMELLE E QUALITÀ DEI SERVIZI

- Di Simone Bianco

Il giallo nella vicenda del negozio cinese di Città Alta resta insoluto: il Bubble Tea — bevanda taiwanese con aggiunta di caramelle — sfonderà sul mercato bergamasco? Per ora Xian Daxuan ha potuto rialzare la serranda che il Comune l’aveva costretto ad abbassare per mancanza dei requisiti richiesti dal regolament­o per gli esercizi commercial­i di Città Alta. Alla fine di questa storia si scopre che non c’è alcuna reale possibilit­à di selezionar­e le attività che vengono aperte nel centro storico. Al massimo, le norme stabilite dalla giunta Gori possono scoraggiar­e. Ad esempio, per adeguarsi il Bubble Tea ha dovuto realizzare un bagno e spegnere le insegne a led, per limitare l’effetto pugno nell’occhio in via San Lorenzo. Ma se l’obiettivo era combattere la trasformaz­ione di Città Alta in «mangificio» con turisti che barcollano sulla Corsarola brandendo cartocci sgocciolan­ti, il test del tè cinese segnala qualche problema. All’esercente è bastato mettere qualche sedia e tavolo per essere a norma, la garanzia che la bevanda caramellos­a venga poi consumata all’interno non si può avere. Forse — ma è un’ipotesi — più che le imposizion­i, a condiziona­re la qualità dei locali (lasciamo perdere dibattiti provincial­i come quello su California Bakery, basato sull’idea assurda che a Bergamo l’unica cucina possibile sia quella locale) sarà la qualità del turismo, che dipende tanto dalla qualità dei servizi. Un lavoro lungo.

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