TÈ CINESE, CARAMELLE E QUALITÀ DEI SERVIZI
Il giallo nella vicenda del negozio cinese di Città Alta resta insoluto: il Bubble Tea — bevanda taiwanese con aggiunta di caramelle — sfonderà sul mercato bergamasco? Per ora Xian Daxuan ha potuto rialzare la serranda che il Comune l’aveva costretto ad abbassare per mancanza dei requisiti richiesti dal regolamento per gli esercizi commerciali di Città Alta. Alla fine di questa storia si scopre che non c’è alcuna reale possibilità di selezionare le attività che vengono aperte nel centro storico. Al massimo, le norme stabilite dalla giunta Gori possono scoraggiare. Ad esempio, per adeguarsi il Bubble Tea ha dovuto realizzare un bagno e spegnere le insegne a led, per limitare l’effetto pugno nell’occhio in via San Lorenzo. Ma se l’obiettivo era combattere la trasformazione di Città Alta in «mangificio» con turisti che barcollano sulla Corsarola brandendo cartocci sgocciolanti, il test del tè cinese segnala qualche problema. All’esercente è bastato mettere qualche sedia e tavolo per essere a norma, la garanzia che la bevanda caramellosa venga poi consumata all’interno non si può avere. Forse — ma è un’ipotesi — più che le imposizioni, a condizionare la qualità dei locali (lasciamo perdere dibattiti provinciali come quello su California Bakery, basato sull’idea assurda che a Bergamo l’unica cucina possibile sia quella locale) sarà la qualità del turismo, che dipende tanto dalla qualità dei servizi. Un lavoro lungo.