Maxi tangente, prime ammissioni
Sotto torchio anche il fratello della professionista, in procura per 6 ore e mezza. Oggi tocca al politico L’intermediaria in lacrime: buona parte dei 780 mila euro arrivati all’ex senatore Piccinelli
Maria Cristina Boccolini e il fratello Fulvio, professionisti di Villa di Serio, sono entrati in Procura alle 15.45 di ieri e sono usciti solo alle 22.15. Interrogati dal pm Gianluigi Dettori, hanno ammesso di aver fatto da intermediari della tangente da 780 mila euro raccolta dall’ex sindaco di Foppolo Beppe Berera per consegnarla all’ex senatore ed ex assessore provinciale di Forza Italia Enrico Piccinelli.
Entrano in procura alle 15.45, abbracciati, e ci restano fino alle 22.15, i fratelli Maria Cristina e Fulvio Boccolini. A tarda sera gli interrogatori con il pm Gianluigi Dettori e il comandante del nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf erano ancora in corso.
Un tour de force per fare luce sul capitolo forse più inquietante dell’inchiesta Foppolo, la presunta tangente da un milione di euro. L’ex sindaco Giuseppe Berera sostiene di averla in gran parte versata (780 mila euro) per ottenere il nulla osta al mastodontico Piano di governo del territorio che la sua amministrazione aveva ipotizzato attorno alle piste da sci. Un business per i vari impresari del posto. Era il 2014, all’Urbanistica in Provincia c’era l’assessore azzurro Enrico Piccinelli, già eletto senatore. Berera riferisce che avrebbe provveduto lui a sbloccare la pratica, in realtà naufragata alla fine. Ieri lo avrebbero confermato anche i Boccolini, le cui dichiarazioni sono state secretate. Coincidenza, verso le 18 Piccinelli ha parcheggiato l’auto proprio
sotto le stanze dove erano a rapporto. Ha attraversato e fatto tappa al bancomat. Poi è ripartito. Oggi, se lo vorrà, potrà a sua volta spiegare, insieme agli imprenditori dell’ipotetica colletta: Battista Vistalli, Mauro Regazzoni e Flavio Pasarebbe petti, tutti convocati. A parlare per prima, ieri, è stata Maria Cristina Boccolini, consulente finanziaria con studio a Ranica e casa a Villa di Serio. Assistita dagli avvocati Benedetto Maria Bonomo e Roberto Bruni, piangendo, avrebbe so- stanzialmente ammesso il racconto di Berera. Una parte dei soldi sarebbe andata a lei e al fratello, una piccola parte a Berera, e il resto all’ex senatore, che conosce da anni. Per l’operazione Pgt sarebbero stati raccolti, a metà 2014, 480 mila euro, quelli che l’ex sindaco dichiara di avere consegnato alla Boccolini in una valigetta confezionata, e ricevuta in centro a Bergamo, da Vistalli. Un giro mascherato da un atto di compravendita sottoscritto dall’impresario e da Giacomo Martignon, amministratore della Foppolo Risorse, la partecipata del Belmont.
Vistalli, secondo la ricostruzione al vaglio dell’accusa, avrebbe acquistato i due piani sotto piazzale alberghi per costruire garage, cosa che poi in effetti ha fatto. L’affare però avvenuto a un prezzo sulla carta diverso dal valore delle superfici, in modo che il resto dei soldi venisse messo a disposizione per la mazzetta. Alla fine di quello stesso anno, sarebbero stati raccolti altri 300 mila euro (e in tutto sono 780 mila), ma con modalità diversa. Stavolta, secondo l’accusa, i soldi sarebbero usciti dalle casse già compromesse della Brembo Super Ski e sarebbero stati giustificati con fatture emesse da società dell’imprenditore amico Sergio Lima. Lui, che ha conti e residenza in Svizzera, avrebbe accettato di recapitarli a Renzo Bordogna, politico del Canton Ticino con radici in Val Cavallina, e titolare di una fiduciaria a Mendrisio. Sarebbero stati i Boccolini a indicare il suo nome e il suo indirizzo a Berera. Direttamente nelle sue mani Lima avrebbe consegnato più buste gialle. Con gli avvocati Bonomo e Marco Decobelli, Fulvio Boccolini, residente a Bergamo, ha parlato a partire dalle 20.30. E oggi sarà un altro valzer di deposizioni.
Oggi è il giorno dell’ex assessore e parlamentare davanti al pm