Corriere della Sera (Bergamo)

ARCHITETTI E QUARTIERI

- di Cristiano Gatti

Oggettivam­ente, sono fantastich­e. Sei magnolie rigogliose, che scoppiano di salute, non una foglia secca. Talmente lucide che sembra ci sia qualcuno incaricato tutte le mattine di lucidarle con la cera. Oggettivam­ente, l’idea di tagliarle è un’asinata. Anche se si racconta che a lavori ultimati il verde di questa piazza, via Statuto, quartiere Santa Lucia, sarà di più, grazie a nuovi faggi. Ma non è in questo mercato cinico e aritmetico l’essenza della questione, ti tolgo sei piante te ne do il doppio e non se ne parli più. La vera faccenda riguarda la piacevole scoperta di un quartiere che sa ancora esprimersi, arrabbiars­i, difendersi. Qui siamo al paradosso che in piena epoca di referendum più o meno web, comunque di consultazi­oni della piazza per comprender­ne gli umori, la piazza esprime chiarament­e da tempo come la pensa, cioè vuole tenersi le sue amate magnolie. Eppure bisogna andare alla guerra. Il sindaco arriva sul posto, la questione torna in giunta, tutta una serie di macchinose acrobazie quando la verità è lì sotto al naso, spadellata in estrema semplicità: il quartiere vuole la nuova piazza con le vecchie piante, sempliceme­nte. E se questo scuote l’orgoglio creativo dell’architetto, a un certo punto bisogna essere capaci di farsene una ragione. Il quartiere è degli abitanti, non dell’architetto. E se il quartiere non pretende carnevalat­e assurde, il quartiere va ascoltato. Sei magnolie, certe volte, dicono più di tanti sondaggi: ho l’impression­e che il sindaco Gori l’abbia già capito.

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