Disabili picchiati, scatta l’arresto
Piazza Brembana, la denuncia il 29 ottobre, poi le microspie dei carabinieri. Il giudice: persone deboli e svilite Insulti, schiaffi e acqua bollente sugli ospiti affetti da sindrome di Down: operatrice in cella
Insulti, schiaffi, umiliazioni: un inferno per gli ospiti di un appartamento gestito a Piazza Brembana, da marzo, dalla cooperativa il Fiore. Gli assistiti, affetti da sindrome di Down e da altre disabilità, hanno subìto le vessazioni di un’operatrice. È stata arrestata dopo un’inchiesta lampo dei carabinieri, con tanto di telecamere all’interno della casa.
I carabinieri hanno piazzato le telecamere, che hanno ripreso tutto. Scene e parole. Insulti, schiaffi e pianti. Maria (nome di fantasia), 48 anni, con la sindrome di Down, sta facendo dei compiti. Sonia Cattaneo, 55 anni, di Valbrembilla, la sua badante, le indica l’astuccio: «Che cosa fa la carta lì dentro?». Maria è intimorita: «Ho dimenticato di buttarla». La badante le chiede dove va la carta. Lei fa cenno al cestino. La Cattaneo ha un coperchio di plastica in mano, lo sbatte più volte sul viso di Maria, che urla per il male. Per piccole mancanze, come questa, o perché le mani venivano lavate male, o il lenzuolo del letto non teso alla perfezione erano schiaffi, parolacce, umiliazioni. A Maria e a Sandro (altro nome di fantasia), 50 anni, anche lui con la sindrome di Down.
Ora sono tornati con le loro famiglie. Per mesi, hanno vissuto con Sonia Cattaneo in un appartamento di Piazza Brembana gestito dalla cooperativa «Il Fiore» messo a disposizione dal fratello di Maria perché le persone disabili come lei potessero continuare a vivere nel loro ambiente. Lei, la badante, è stata arrestata. È in carcere per maltrattamenti, su misura cautelare
La rivelazione Ieri sera Sonia mi ha fatto la doccia con l’acqua bollente. Io non volevo, ho cercato di scappare, ma lei mi teneva sotto. Mi ha dato una sberla in faccia
chiesta dal pm Carmen Santoro e firmata dal gip Ilaria Sanesi. Carabinieri e magistratura si sono mossi in fretta, dopo la denuncia del fratello con cui Maria si era confidata, il 7 novembre. Il 29 novembre il pm ha chiesto l’arresto, il 30 il gip l’ha firmato, ieri l’esecuzione.
I carabinieri devono essere rimasti in ansia, oltre che in allerta, per una decina di giorni. Avevano piazzato microspie in soggiorno, in bagno, nelle camere da letto, e le telecamere. Sentivano e vedevano, percosse quotidiane. Erano pronti a intervenire, non deve essere stato facile trattenersi quando sentivano il rumore degli schiaffi e gli insulti. Per giorni hanno raccolto «inconfutabili riscontri», per usare le parole del gip.
Un giorno Maria risponde a un rimprovero della badante. Lei prende lo straccio con cui sta pulendo la cucina e glielo picchia sul collo. Il 23 novembre è ora di pranzo. Maria e Sandro stanno suonando e Sonia Cattaneo li chiama per mangiare. Maria va a lavarsi le mani, forse brontola. Nelle intercettazioni si sente la badante: «Ti spacco il gomito, se fai resistenza ti spacco il gomito». Il giorno prima era toccato a Sandro subire parolacce e sberle. Lui e la badante sono in camera, la sta aiutando a rifare il letto ma non tira le lenzuola come lei vorrebbe. «Datti una mossa, tira, metti sotto». Poi si sente il rumore di uno schiaffo. «Mi ascolti? Ti faccio svegliare io».
Lui ce la mette tutta, ma a lei non basta. Parte un altro ceffone. Lui cerca di assecondarla lui, ma parte il terzo schiaffo. «Ahia», esclama per il dolore. La Cattaneo non si fa intenerire. Al contrario «Vai di là perché ti ammazzo, giuro che stamattina ti pesto», gli urla.
Tutto questo va avanti almeno da agosto, ricostruisce l’ordinanza. Fino a quando Maria non si confida con il fratello. Lei visite dei parenti erano ammesse, ma con dei paletti, «un preavviso di tre giorni», scrive il giudice citando la denuncia. Il 29 ottobre il fratello di Maria va a trovarla. Nota che è rossa in volto. Lei gli spiega perché: «Ieri sera la Sonia mi ha fatto la doccia con l’acqua bollente; io non volevo ed ho cercato di scappare ma lei mi teneva lì sotto; è anche scivolata per tenermi e così mi ha dato una sberla in faccia. Sì, ma stavolta solo una». Altre vol-
te sono volati strattonamenti e insulti. «Cretina, tonta, sei sporca, sei troppo scema, sei una bestia» a lei. «Che stupido, non riesco a credere che tu sia così deficiente», a lui. E per poco nulla scattavano le punizioni, come rimanere seduti al buio in cucina, tenerli divisi, limitare l’uso del bagno, togliere i quaderni, obbligare a dormire dalle 21 alle 9.
«Quelli della Cattaneo non sono isolati scatti d’ira — scrive il gip —. Dalle intercettazioni si ricava che è tutto il giorno insofferente e aggressiva e avvilisce gratuitamente le parti lese per ogni loro manchevolezza, neutralizzandole con una serie di divieti e punizioni e imponendo loro un regime di vita fatto di mortificazioni e paura». Si capisce bene da altre intercettazioni. Il 25 novembre Maria e Sandro parlano a bassa voce. «Stiamo attenti, è uscita». Sentono i suoi passi. Maria teme già come andrà a finire. «Adesso mi pesta». In quel quadro di convivenza notte e giorno, l’unico modo per interrompere la «quotidiana aggressività» e per evitare che altri disabili le vengano affidati secondo il gip è metterla in carcere. Il giudice va già oltre, lo anticipa: «Il fatto è così grave che deve escludersi che l’indagata possa beneficiare della sospensione condizionale delle pena o una condanna inferiore ai tre anni di reclusione».
Il giudice «Episodi non isolati. La Cattaneo è aggressiva e avvilisce le parti lese gratuitamente»