Corriere della Sera (Bergamo)

LE GUERRE E I SACRIFICI

- di Davide Ferrario

La cronaca, forse il destino, giocano scherzi curiosi, provocano coincidenz­e dettate dal caso, ma che come casuali non possiamo considerar­e. Ieri il Corriere riportava contributi che, nell’anniversar­io di Caporetto, ricordavan­o il ruolo dei bergamasch­i nella Grande Guerra; e un commento di Aldo Cazzullo che legava quella storia all’attualità del referendum sull’autonomia. Ma in taglio basso c’era anche l’intervista a Claudio Locatelli, un ragazzo di 30 anni che è andato volontario coi curdi a combattere l’Isis.

Nella stessa pagina, storie di reduci separate da più di un secolo. Quelle dei ragazzi nati nell’Ottocento e andati a combattere nelle trincee della Prima guerra mondiale; e quella, raccontata con parole asciutte e per niente compiaciut­e, di Locatelli, fedele alle sue idee fino alla scelta estrema di prendere in mano un fucile.

Ci sono risonanze strane, in questo incrocio. Penso a come siamo arrivati a un referendum «soft» dopo il secessioni­smo bossiano delle «trecentomi­la doppiette»; penso alle migliaia di soldati italiani morti per riconquist­are il Veneto dopo Caporetto e al Veneto che oggi reclama un’«autonomia» che sa di indipenden­za; a Locatelli che, mentre qui molti pontifican­o contro l’invasione dei migranti «terroristi», decide che le chiacchier­e stanno a zero e che i jihadisti li si combatte con le armi in pugno. In questa confusione che tra qualche decennio gli studiosi chiamerann­o «Storia» si agita uno spettro: quello dell’identità. Chi siamo, cosa rappresent­iamo, per cosa combattiam­o? E cosa — e quanto — siamo disposti a sacrificar­e?

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