Corriere della Sera (Bergamo)

Minacce ai carabinier­i, Horvat arrestati

Padre e figlio in caserma dopo la perquisizi­one dell’abitazione di Trescore Ai militari: «Ci vediamo fuori». Blitz anche nella casa dei rom rivali Nicolini

- G.U.

Horvat e Nicolini, due famiglie rom rivali. Si erano scontrati l’8 agosto, nel piazzale Pertini di Trescore a due passi dall’ospedale, con Hummer usati come ariete e con le pistole. Tre Nicolini, più la compagna del capo famiglia, sono ancora in carcere per quella vicenda. Ma ieri sono stati due Horvat a finire in manette. Desiderio e Fardi, padre e figlio, di 47 e 24 anni, con casa a Trescore. Sullo sfondo ci sono ancora faccende legate alla rivalità tra le famiglie ma l’arresto è scattato per resistenza e minacce ai carabinier­i. Frasi in stile «togliti la divisa, ci vediamo fuori» pronunciat­e al comando in via delle Valli a Bergamo.

L’incontro tra gli Horvat e i militari era iniziato al mattino. Una decina di uomini in divisa si sono presentati a Trescore, nella casa in cui la famiglia allargata vive, con in mano un decreto di perquisizi­one della procura mentre un elicottero sorvolava la zona. L’indagine riguarda un episodio in una catena di altri, tra avvertimen­ti e ritorsioni reciproche (presunte per lo meno). A Trescore è filato tutto liscio. Il peggio è accaduto

a Bergamo. Gli Horvat sono stati convocati per la notifica dei documenti. Hanno iniziato a fare storie, a non voler consegnare i telefoni cellulari che erano inclusi nel provvedime­nto, ad alzare la voce. Quando, è l’accusa, i toni accesi sono diventati delle minacce allora sono scattati gli arresti. Padre e figlio sono stati messi ai domiciliar­i in attesa del processo per direttissi­ma, stamattina. Non

sono nomi nuovi negli uffici della procura e del tribunale. Il collegio del tribunale di Bergamo che si occupa delle misure di prevenzion­e, nel dicembre 2016 aveva disposto la sorveglian­za speciale nei confronti di Desiderio Horvat perché ritenuto pericoloso. Lo scorso giugno, però, la Corte d’appello di Brescia ha accolto il ricordo della difesa. Ha revocato il provvedime­nto di Bergamo perché «al di là dell’unica condanna (6 mesi pena sospesa nel 2007) e delle denunce non evidenzia altri elementi sintomatic­i di pericolosi­tà». Per Fardi Horvat era stato il pm a ricorrere contro il diniego della misura da parte del tribunale di Bergamo ma l’appello l’ha confermato. Secondo i giudici bresciani le denunce elencate dalla procura a sostegno della richiesta di misura erano «scarni elementi» dai quali «può sì desumersi la proclività a delinquere dell’Horvat ma non una pericolosi­tà ai sensi delle norme di prevenzion­e». La pericolosi­tà deve essere attuale, basata su precedenti recenti intesi come condanne e non denunce che non hanno ancora fatto il loro corso. La decisione con le motivazion­i è stata depositata il 10 agosto, due giorni dopo la sparatoria, ma era stata presa tempo prima. A proposito del far west di Trescore, ieri i carabinier­i hanno perquisito anche la casa della famiglia Nicolini, a San Paolo d’Argon. Cercavano pistole, ma non sono state trovate.

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Lo scontro Le macchine delle due famiglie rom dopo la sparatoria a Trescore

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