Matteo Giupponi marcia ottavo nella 20 chilometri
L’ottimo piazzamento nella 20 chilometri di marcia. Aveva ammesso: non è la mia specialità
E pensare che la 20 chilometri non era «nelle sue corde» come aveva rivelato in un’intervista, con grande sincerità, alla vigilia delle Olimpiadi. «La 50 è più adatta alle mie caratteristiche». Bene, Matteo Giupponi. Con un ottavo posto in tasca, che ti proietta nell’orbita dei «finalisti», adesso potrai partire con il cuore più leggero. E mannaggia a quella piccola crisi che è arrivata beffarda al quindicesimo chilometro. In venti secondi dalla quarta piazza, al comando del gruppo degli inseguitori( a 10 secondi dalla lepre, l’inglese Boswort), è scivolato indietro, ma gambe, cuore e soprattutto testa hanno tenuto.
Anche se le telecamere non lo inquadravano più il bergamasco non ha mollato di un centimetro e negli ultimi 5 chilometri ha tirato allo spasimo, tanto da riguadagnare pure un paio di posizioni. Vola Matteo Giupponi, mentre la Vittoria olimpica porge la chioma a due cinesini volanti, Zhen Wang e Zelin Cai, il carabiniere di Villa d’Almè, centra un ottavo posto nella 20 chilometri che profuma di impresa, viste anche le aspettative. E gli aggettivi fioccano: ottimo, bravissimo, anche perché l’accoppiata è piazzamento-record personale, con quei 25 centesimi che hanno mandato in soffitta il suo vecchio miglior score, realizzato a marzo di quest’anno con un secondo posto a Dudince(in Slovacchia) nella terza tappa del circuito mondiale della marcia.
Il cronometro per Matteo si è fermato a 1h,20’27” e il dazio pagato alla medaglia d’oro è stato (solo) di un minuto e 13 secondi. Il «muro» di un’ora e 20 minuti, quello che separa l’élite assoluta della specialità dal resto del mondo, adesso è più vicino. E soprattutto non è impossibile da abbattere. Nell’atletica della marcia, l’Italia c’è grazie a questo ventottenne bergamasco, caparbio e generoso, che ieri ha dato davvero tutto. Oltre, molto oltre storie di squalifiche, oltre assenze, ci sono presenze che contano. «Tornare a Bergamo con l’etichetta di uno dei migliori dieci marciatori al mondo — aveva confessato alla vigilia — non sarebbe affatto male» . Già, niente affatto male. Anzi proprio bene bene.