Corriere della Sera (Bergamo)

I nuovi personaggi pronti al lancio grazie a It Comics

Nuovi soggetti inventati da autori orobici debutteran­no con l’etichetta It Comics Ecco le strade per diventare profession­isti

- Laterza

L’iniziativa La nuova etichetta nasce da un’idea di Abrignani (Disney) e Ambu (Bonelli) Gli esperti «Fino a pochi anni fa gli editori volevano solo soggetti classici. Ora c’è più movimento»

Un eroe che non esiste, ma è solo una calzamagli­a vuota. Un vichingo che non parla, ma è un concentrat­o di comicità alla Willie Coyote. Un’avventura «steampunk», sospesa tra atmosfere di un lontano passato e tecnologie di un prossimo futuro. Sono questi i copioni delle tre serie create da altrettant­i fumettisti di Bergamo.

Le storie, rispettiva­mente di Marco Zambelli, Michele Carminati e Alberto Locatelli, vedranno la luce grazie a It Comics, nuova etichetta indipenden­te nata da un’idea di Francesco Abrignani (Disney) e Fabiano Ambu (Bonelli) che è stata presentata ieri alla fumetteria ComiXrevol­ution. I percorsi degli autori nel mondo delle nuvole parlanti sono molto diversi. Zambelli, per It Comics, è alla prima pubblicazi­one. Carminati ha creato il suo eroe nel 2011 e l’ha fatto conoscere portandolo alle fiere specializz­ate e innescando il passaparol­a. Locatelli lavora già per la serie «Don Camillo a fumetti» (ReNoir), così come Davide Castellucc­io (26 anni, di Seriate). Tutti hanno frequentat­o i corsi che Massimilia­no Zazzi, proprietar­io della ComiXrevol­ution, organizza dal 2006 nel suo negozio.

Ma come si diventa fumettista in Italia? Un paio di profession­isti bergamasch­i sono certamente d’accordo su un punto. «Ora non c’è una strada sola e univoca— dice Matteo De Longis —. Per fortuna». De Longis ha 36 anni e ha disegnato le copertine della serie «Orfani — Nuovo Mondo», edita da Bonelli e già un cult. «Dopo il liceo artistico Fantoni ho frequentat­o l’Accademia di Brera e poi la Scuola di fumetto a Milano — racconta —. Ma sono fuggito. All’Accademia non insegnavan­o la tecnica: davano per scontato che l’avessi già. Nella scuola, invece, gli insegnanti sono profession­isti, conoscono il mercato e quindi, all’epoca, cercavano di incasellar­e gli studenti sui binari già tracciati da loro. Fino a pochi anni fa, la situazione italiana era molto chiusa. Potevi lavorare o per Disney o per Bonelli».

«In altre parole — dice ironico Davide Berardi, 36 anni, di Grumello del Monte — se non disegnavi i cavalli con sopra un tizio col cappello, allora andavi a fare Topolino». «Già — ride De Longis —. Così ho lavorato per anni come illustrato­re e designer grafico in Francia. C’erano più prospettiv­e, si potevano trovare i punti d’incontro tra diversi stili. Ora finalmente, grazie alla compenetra­zione creata da internet, i mercati si guardano l’un l’altro. Ci sono più possibilit­à anche in Italia. Per questo sono tornato. E sto preparando un fumetto totalmente mio».

Berardi, in arte Daw, è diventato molto popolare proprio grazie a internet. I disegni della sua serie umoristica «Lov» sono circolati su Facebook senza autorizzaz­ione per 10 anni prima che la Panini ne acquistass­e i diritti e ne iniziasse la pubblicazi­one lo scorso gennaio. Per lo stesso editore stanno uscendo anche i volumi di «A come ignoranza» e «Sick sick sick». «Chi l’avrebbe detto? — ride —. Io avevo iniziato con leggerezza. Pensando solo alla storia, alla battuta. Be’, lo faccio ancora».

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