Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Alta velocità, il Tar chiede gli atti sul nodo Vicenza
Tav, il Tribunale amministrativo del Lazio «sposa» le richieste di Italia Nostra e di altre associazioni ambientaliste e chiede alle amministrazioni pubbliche numerosi faldoni di documenti relativi alla progettazione definitiva dell’«Attraversamento di Vicenza». Lo strumento utilizzato dal Tar è quello dell’ordinanza istruttoria e gli enti interessati avranno un mese di tempo per consegnare gli atti.
La vicenda è iniziata a dicembre quando gli ambientalisti, dopo aver pesato tutte le possibilità possibili per bloccare la realizzazione del lotto, e dopo avere escluso un ricorso alla Corte dei conti, si sono rivolti al Tar del Lazio giacché, a loro parere, «si tratta di un progetto viziato e incompleto». Risale invece a ieri la decisione del Tar. Il quale ha chiesto ampio materiale: la relazione generale al progetto definitivo; due note del ministero della Cultura e una nota della Soprintendenza per le province di Verona, Rovigo e Vicenza; il progetto definitivo delle opere civili, con le pertinenti relazioni tecniche, con particolare riguardo alla parte del progetto relativa all’uscita dalla stazione di Vicenza; la relazione sulla rete piezometrica; la relazione idrogeologica e i documenti indicanti i profili idrogeologici delle opere da eseguire; la relazione sul piano di controllo delle polveri. Non solo. Tra gli atti richiesti rientrano anche il piano di monitoraggio ambientale; i documenti tecnici e illustrativi relativi alla cassa di espansione sul torrente Onte; il parere della Commissione Via (Valutazione impatto ambientale) della Regione Veneto relativo alla cassa di espansione sul torrente Onte; il parere della Regione Veneto-Unità operativa Via; alcune note e il relativo parere della Regione Veneto e della Commissione tecnica regionale decentrata in materia di lavori pubblici. Insomma, se non è tutto poco ci manca. Cinque mesi fa fu la presidente della sezione vicentina di Italia Nostra Mariagrazia Pegoraro, che è l’avvocato, a spiegare le ragioni di questo passo: «Il progetto è viziato e illegittimo e per queste ragioni i lavori non possono iniziare». L’obiettivo «rallentare o fermare il progetto». Un progetto del valore di 2,2 miliardi di euro e che si ripara sotto l’ombrello di alcune leggi dello Stato fatte apposta per evitare che un ricorso qualsiasi al Tar possano assumere per la Tav le fattezze di ciò che l’iceberg fu per il Titanic.