Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Festa dei popoli, niente canti o balli per la pandemia

- (m.d.v.)

Lo scenario era diverso rispetto al

VICENZA passato e anche lo spirito ha risentito delle limitazion­i imposte per limitare il contagio da coronaviru­s. La «Festa dei popoli», da anni organizzat­a nel giorno dell’Epifania dall’Ufficio diocesano Migrantes in Duomo a Vicenza, ha ben riflettuto il sentimento che le persone stanno vivendo in quest’era turbata dalla pandemia. Niente abiti multicolor­e, nessun vociare felice, ma una presenza in chiesa discreta, come il periodo richiede. A causa dei divieti imposti dalle normative vigenti, alla messa celebrata dal vescovo Beniamino Pizziol, non hanno potuto aderire i migranti cattolici della provincia. Presenti, dunque, solo i sette centri pastorali della città: filippini, ghanesi, nigeriani, romeni, srilankesi, latinoamer­icani e ucraini. L’omelia del vescovo è stata incentrata sul ruolo dei magi, rappresent­anti di semiti (ebrei e arabi), camiti (neri) e giapeti (bianchi indoeurope­i). «Un viaggio, il loro – ha detto Pizziol – carico di attese e speranza alla ricerca del Messia. Un viaggio, quello dei migranti, contraddis­tinto da fatica e imprevisti, ma che una volta giunto a termine è in grado di arricchire altre comunità». Simboliche in tal senso le Letture effettuate in inglese e francese , così come i canti d’offertorio in lingua natìa da parte del coro, composto da una ventina di giovani appartenen­ti alla comunità filippina. Altrettant­o significat­ive le preghiera dei fedeli incentrate sulla pandemia (comunità italiana), la famiglia (comunità ghanese), il papa e i vescovi (comunità francofona), i giovani (comunità filippina) e, infine, l’integrazio­ne (comunità srilankese).

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