Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Dalla corsia ai bar affollati «Questa guerra non è vinta»
Medici e infermieri dell’Usl 7 e volontari andranno nei luoghi della movida a parlare ai giovani. Simoni: «Abbassare la guardia sarebbe devastante»
BASSANO Medici, infermieri e volontari della Croce Rossa in piazza, nei luoghi della movida, per richiamare i giovani a comportamenti responsabili: mantenendo il distanziamento sociale e usando i dispositivi di protezione dal Coronavirus. L’Usl 7 Pedemontana aderisce al progetto regionale di educazione sanitaria che s’inserisce nel più ampio piano di monitoraggio della situazione post quarantena. Dopo aver affrontato l’emergenza in corsia, i sanitari diventano testimonial sul campo del grave rischio, non ancora superato, della diffusione del contagio. «L’azienda sanitaria non è un organo di polizia, ma siamo preoccupati per gli effetti legati alla movida», ha osservato Bortolo Simoni, commissario dell’Usl 7.
Il progetto sarà perfezionato oggi in una riunione in prefettura con le forze dell’ordine, ma il suo scopo è già chiaro: lanciare un messaggio ai giovani sul rispetto delle regole attraverso le testimonianze delle esperienze vissute in ospedale da medici e infermieri che, con i tutori dell’ordine, nei fine settimana, dalle 18 alle 20, raggiungeranno i luoghi dello spritz e dell’happy hour segnalati dai sindaci. «Pensiamo che questa azione possa essere efficace: ha un’impostazione educativa, di accompagnamento anche per i pubblici esercizi, non certo vessatoria», ha precisato Simoni, che ha confermato una minor diffusione del virus, negli ultimi giorni, per il lockdown delle scorse settimane. «Tuttavia, da lunedì si sono visti comportamenti superficiali che rischiano di vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti finora - ha continuato Questo
ci amareggia, anche perché nei luoghi più sensibili, come le case di riposo del territorio nelle quali si erano sviluppati dei focolai, la situazione sta lentamente rientrando. I positivi continuano a calare tra gli ospiti e tra gli operatori. Anche i tamponi eseguiti ai due terzi del nostro personale hanno dato esiti confortanti: solo due sono positivi. Se non vogliamo invertire questa tendenza, non possiamo abbassare la guardia».
Maria Licia Guadagnin, direttore di medicina all’ospedale di Santorso, da tre mesi in trincea, aggiunge: «Il Covid-19 è una malattia subdola, camaleontica, aggressiva, bastarda per usare un termine forte ma esplicito: taglia le gambe e toglie il fiato, costringe a rimanere isolati dal mondo e lontani dai proprie affetti. Abbiamo toccato con mano la sofferenza dei pazienti e dei loro congiunti». Sorpreso e amareggiato dai comportamenti disinvolti di questi giorni, Renzo Apolloni, direttore del reparto di medicina del San Bassiano, ha ricordato che «non si tratta di un brutto sogno ma di una tragica realtà». E prosegue: «Quella vissuta in corsia è stata un’esperienza devastante anche dal punto di vista umano oltre che professionale. C’è chi si sta ancora riprendendo da un ricovero o da una la terapia intensiva e molti non ce l’hanno fatta. Abbiamo visto ammalarsi anche giovani che non sono immuni dal Coronavirus. Quello che si chiede ora non è un enorme sacrificio, ma solo di rispettare le regole».