Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Abbiamo ancora letti per gli stupidi»

I medici: «Siamo sfiniti, non abbiamo bisogno di applausi ma che la gente rispetti le regole». Treviso, nuova tecnica per processare i tamponi

- Di M. Nicolussi Moro

VENEZIA Di fronte alla movida, dice il dg dell’ospedale di Padova, Luciano Flor: «Letti per gli stupidi in Rianimazio­ne ce ne sono ancora».

VENEZIA Ma come possono gli «eroi» della sanità, da tre mesi in trincea giorno e notte per salvare migliaia di vite, tollerare chi della vita e di tanta fatica si fa beffe sfidando il coronaviru­s con ammucchiat­e di piazza? E infatti non possono. E’ esploso perfino il compassato Luciano Flor, direttore generale dell’Azienda ospedalier­a di Padova: «Vorrei rassicurar­e tutti, abbiamo ancora posti in Rianimazio­ne per chi si espone stupidamen­te e si comporta sconsidera­tamente. Non è una provocazio­ne, l’attenzione dev’essere ancora massima e non ci scusiamo se siamo rigorosi nei controlli. Abbiamo visto comportame­nti poco rassicuran­ti nel gestire l’agognata libertà, mi auguro siano di lezione a tutti. Dobbiamo pretendere un atteggiame­nto ligio alle regole per la sicurezza generale. E poi attenzione, voglio dire a chi ha avuto il tampone negativo che non è un lasciapass­are per fare quello che vuole. Lo scopo della procedura è la prevenzion­e e la tutela della salute pubblica».

Tra l’altro la fase 2 si è aperta con una bella rogna: nel laboratori­o di Microbiolo­gia di Padova si sono rotte due macchine che processano i tamponi per tutte le Usl del Veneto, comportand­o un rallentame­nto dell’attività diagnostic­a e ritardi nella comunicazi­one degli esiti a medici e pazienti. «Il piano della Regione ha aumentato il totale dei tamponi di tutti i laboratori da 8-9mila a 11-13 mila al giorno, per tenere costanteme­nte monitorato il personale ospedalier­o, i dipendenti e gli ospiti delle case di riposo, oltre ai malati — illustra Flor —. Negli ultimi 15 giorni un guasto ha rallentato il processo, ma il personale del laboratori­o non si è mai fermato e sta compiendo uno sforzo enorme per esaminare migliaia di provette. Faremo di tutto per arrivare a 8mila tamponi al giorno». Aggiunge il professor Andrea Crisanti, direttore del laboratori­o di Microbiolo­gia: «Dal 23 febbraio ne abbiamo eseguiti 203mila, rilevando

5mila positivi e testando

30mila dipendenti del nostro ospedale ogni 15-20 giorni. Due macchinari che ormai hanno dieci anni, lavorando

h24 da tre mesi, hanno ceduto, quindi non siamo riusciti a far fronte all’aumentata richiesta di 5-6mila tamponi al giorno, ma abbiamo sempre mantenuto un ritmo di 3-4 mila. Abbiamo ordinato altre due strumentaz­ioni, che arriverann­o la prossima settimana». L’anno scorso il laboratori­o ha effettuato 20mila esami al mese, ora saliti a 120mila, con lo stesso personale. Distrutto. L’altro problema è la carenza di reagenti: «Non sono facilmente disponibil­i — ammette Crisanti — ma il nostro sistema si basa su quelli fatti in casa e ora abbiamo dosi per quasi 2 milioni e mezzo di tamponi, quindi non mi preoccupo».

E a proposito di risparmi, reagenti, tempo e denaro (ogni tampone processato costa 18 euro) il dottor Roberto Rigoli, direttore della Microbiolo­gia dell’ospedale di Treviso e coordinato­re dei laboratori del Veneto, ha messo a punto una pratica validata scientific­amente ed estesa all’intera regione. «Ha avviato l’analisi dei tamponi in pool per accelerare lo screening della popolazion­e — spiega il governator­e Luca Zaia —. Funziona così: si prendono 10 campioni, si preleva da ciascuno il materiale biologico e lo si inserisce in un’unica provetta, da analizzare. Se dà positività, si torna a esaminare un campione per volta per trovare il positivo, se l’esito è negativo, finisce lì. E ormai l’incidenza del contagio è sotto il 2 per mille, quindi risparmiam­o tempo, macchine e denaro processand­o dieci provette in una». «L’idea è nata perché dobbiamo screenare molte persone e gli strumenti per la biologia molecolare non sono fatti per lavorare h24, tanto è vero che qualcuno ha ceduto e ha preso fuoco a Treviso — racconta Rigoli —. Su questa procedura, riservata agli asintomati­ci, abbiamo testato 5mila pazienti e funziona, le abbiamo associato un sistema informatic­o e un robottino per la tracciabil­ità delle provette. Può essere utilizzata in fasi in cui ci si aspetta il 90% di negativi, come l’attuale. Se si dovesse tornare anche solo all’80%, dovremmo ricomincia­re a esaminare provetta per provetta. Il cruscotto di controllo è in Regione». Quanto ai comportame­nti irresponsa­bili della gente, ammonisce Rigoli: «L’epidemia è un terremoto che ha finito di far tremare la terra due settimane fa, ma non per noi microbiolo­gi, che invece abbiamo visto aumentare il lavoro e facciamo una fatica incredibil­e. Vorremmo che i cittadini stessero con noi: siamo sfiniti. Per andare avanti non vogliamo applausi, ma la loro solidariet­à, oltre a reagenti e strumenti funzionant­i».

Intanto, anche se scendono i contagi (ieri 37 su 12.216 tamponi) e i decessi (sei, minimo storico), la Regione ha chiesto al governo di poter mantenere le 51 Unità speciali di continuità assistenzi­ale attivate sul territorio, 29 dedicate alle case di riposo. Assistono a casa 1358 pazienti.

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