Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Hervé Barmasse record e passione
Folla per l’alpinista-mito a «Una Montagna di Libri» a Cortina con Fabrizio Longo
«Scalo le montagne e cerco di realizzare i miei sogni. Mi interesso alle esperienze degli altri e da alcune traggo ispirazione. Come una carta assorbente, cerco di prendere il meglio da tutto». È semplice e insieme potente il messaggio che Hervé Barmasse consegna alla platea di Cortina d’Ampezzo. Davanti a lui, con Fabrizio Longo, direttore di Audi Italia, al Museo Rimoldi di Cortina, una sala strapiena, gremita di appassionati di montagna e di alpinismo.
Chiamati da «Una Montagna di Libri», la festa internazionale della letteratura di Cortina, da dieci anni epicentro della cultura in quota, Barmasse e Longo intrecciano una conversazione innanzitutto come due amici, quali sono: e poco conta la differenza di biografia tra Barmasse, uno dei più grandi alpinisti al mondo, che dal suo Cervino ha aperto nuove vie, spesso invernali e in solitaria, ha scalato la parete sud dello Shisha Pangma (8027 m.) in 13 ore, e che Reinhold Messner ha definito il proprio erede, e Longo, manager e uomo di impresa.
La montagna unisce, spiega Longo, «la frequento da decenni, prima con digressioni sull’Adamello, poi tra Dobbiaco e Cortina. Coincide con molte uscite estive a livello personale, ma anche con un rispetto profondo che le dobbiamo».
E infatti, mentre Barmasse ricorda la sua carriera alpinistica eccezionale ma anche l’affetto per la propria terra, «non a caso i pastori di due secoli fa potevano ignorare le cime, quando salivano sugli alpeggi e il prato fiorito era la cima più alta che riuscissero ad abitare, immaginare e desiderare.
La montagna dei nostri antenati erano le dolci praterie, fabbriche di latte e fontina, i pascoli strappati alle frane e alle valanghe, il mare d’erba», a significare un rispetto sacrale, Longo gli fa da contrappunto: «Hervé è molto attento alle dinamiche economiche e sociali in valle. Non è un oltranzista né un cinico». E parlando di Cortina verso il 2026, un appuntamento decisivo, «dobbiamo guardare alle sfide e alle performance di domani con in mente non solo la sostenibilità ma con una discrezione particolare: a Cortina, in località Fiames, nell’area di prova su cui facciamo provare le vetture, abbiamo scelto di introdurre solo l’elettrico. Perché la montagna chiede anche silenzio. Siamo sotto la parete del Col Rosà, una vetta che conosciamo per le splendide occasioni di ascese, e non volevamo far sentire altro che il fruscio della neve». Quanto al presente e al futuro di Cortina, «questa vallata in questi mesi e anni ha conosciuto una piccola, salutare scossa. Guardiamo agli eventi futuri con grande fiducia. Ma sempre incontrando la montagna con rispetto estremo». In punta di piedi.