Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Parco della Pace, firma per i lavori «Gestione, mezzo milione l’anno»
In estate apre il cantiere che durerà 360 giorni. Il Comune pensa ai nodi da sciogliere
VICENZA I costi di gestione di «almeno mezzo milione di euro all’anno», le aree di parcheggio ritenute «insufficienti», il polo delle emergenze tutto da delineare e la questione sospesa della pista di atterraggio per gli aerei che l’assessore Claudio Cicero vorrebbe rivedere attiva («Ci stiamo lavorando ma ci sono alcuni ostacoli» dichiara il sindaco Francesco Rucco). Il Parco della Pace non è ancora realtà – e nemmeno cantiere – che già l’amministrazione guarda ai nodi da sciogliere relativi a quella che sarà la vita quotidiana della futura area verde più grande di Vicenza. Dal 2020 infatti il parco dovrebbe essere aperto alla città: nel cronoprogramma di Palazzo Trissino le tappe prevedono innanzitutto la firma del contratto con il raggruppamento d’impresa capeggiato da «Euroambiente»– aggiudicataria del bando da 12 milioni di euro – e che avverrà «entro il mese di maggio». Quindi i 45 giorni necessari per la consegna dei lavori, che da bando di gara dureranno 360 giorni e che dunque, se la partenza del cantiere è prevista tra giugno e luglio di quest’anno, porteranno ad aprire il parco dodici mesi più tardi. Ma è in quel lasso di tempo di 45 giorni che il Comune punta a giocarsi tutte le sue carte per portare a casa alcune modifiche al progetto: «Stiamo parlando di semplici migliorie – dichiara Rucco – e non certo stravolgimenti del progetto, che non si possono fare, perché il Parco della Pace l’abbiamo ereditato». Dunque, le «revisioni del progetto» annunciate giusto un anno fa in piena campagna elettorale si dovrebbero tradurre, nel concreto, in almeno due proposte che l’amministrazione avanzerà ai progettisti: la creazione del «Polo delle emergenze» a ridosso dell’entrata a est su strada di Sant’Antonino, che prevede l’utilizzo di un hangar per la protezione civile comunale e la predisposizione di un’area lasciata a verde con il punto di atterraggio dell’elisoccorso e che potrà diventare area dedicata alle esercitazioni. L’altra proposta sarà quella di accorpare tutte le zone sportive nella parte nord, aggiungendo qualche campo da pallavolo, calcetto, un campo da rugby – che dunque diventerebbero tre in tutto – con l’obiettivo di affidare a un unico gestore l’intera area sportiva e di creare, forse, il polo sportivo universitario: «In questo modo riusciremmo anche ad ottenere in cambio il servizio di custodia e manutenzione di tutta quella parte» spiega Rucco. Già, perché uno dei nodi principali che l’amministrazione intende sciogliere è quello della gestione del futuro parco: «Contando tutta la manutenzione necessaria – spiega il primo cittadino – dallo sfalcio dell’erba alla pulizia e fino alla manutenzione delle strutture credo che la cifra annuale da destinare all’area verde non sarà inferiore al mezzo milione di euro. Ed è un’eredità pesante». Da qui la strategia di Palazzo Trissino, che guarda ad associazioni e realtà del territorio, concedendo spazi in cambio di servizi di custodia e pulizia.
Poi c’è il tema della pista di atterraggio. Il parco così com’è prevede eventi e concerti alla porzione dell’ex-pista dell’aeroporto «Dal Molin», ma l’ipotesi di riaprire il traffico aereo è ancora in piedi: «Non l’abbiamo abbandonata, ci stiamo ancora lavorando – osserva Rucco – ma ci sono alcuni ostacoli legati, in via principale, all’eventuale autorizzazione da parte delle autorità americane. Si tratterebbe comunque di una pista di emergenza, ma vedremo nelle prossime settimane se sarà fattibile o meno».
Infine, un ultimo nodo riguarda i parcheggi, che nel progetto attuale non superano i 300 posti ma che l’amministrazione vuole aumentare: «Li riteniamo insufficienti – osserva il sindaco – anche perché l’ipotesi di navette per collegare l’area con il centro città potrà essere una soluzione aggiuntiva ma non la modalità standard con cui accedere al parco».