Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il terreno cede, le tombe sprofondano
Al cimitero maggiore di Vicenza, fiori e proteste dei fedeli. «Ogni anno è peggio»
VICENZA Fiori e preghiere al cimitero maggiore, nei giorni che la Chiesa dedica ai defunti. Ma anche rammarico e proteste. Perché sono sempre di più le tombe che sprofondano, inclinate di lato o in testa nel ghiaino o nel terreno. Che cede. «È sempre peggio, chissà l’anno prossimo come sarà», racconta chi sta portando crisantemi alla tomba di famiglia. «Il terreno mi è ceduto sotto i piedi», afferma un’altra signora. E non sono nemmeno tombe vecchie.
Situazione da non credere, il terreno mi è ceduto sotto i piedi. Ci chiediamo come sarà nei prossimi anni
VICENZA È una processione mesta e silenziosa, un via vai con mazzi e vasi di fiori a capo chino. Sui visi di alcuni di loro si scorgono lacrime. Ma quegli sguardi bassi non possono non vedere. Non prestare attenzione alle tombe incredibilmente inclinate che sembrano sfidare la forza di gravità. Quelle collassate nel terreno, affondate nel ghiaino, da un solo lato o dalla parte della lastra con la foto, come dei barchini in balia dell’alta marea pronta a risucchiarli. E non sono poche le tombe «danneggiate» nel cimitero maggiore di Vicenza, che è tornato ad affollarsi in questi giorni per la visita ai defunti. Sono così evidenti tra una fila e l’altra dei campi santi (pochi quelli che fanno eccezione) a partire dal campo H che si estende sulla destra appena dopo l’accesso principale: come tessere di domino inclinate, pendenti, alcune paurosamente, che fanno temere l’avvio di una sequenza disastrosa. Non è nemmeno necessario cercarle. Basta un’occhiata. Una signora richiama l’attenzione del figlio e allunga il braccio ad indicare i numerosi marmi che il terreno sembra stare per inghiottire da un momento all’altro: «Guarda qui, e ancora qui, e qui, c’è da non crederci» sussurra. E scuote la testa. Un’anziana accenna ad un piccolo urlo mentre cerca di mantenersi in equilibrio e subito il marito corre a soccorrerla: «Antonio, il terreno mi è ceduto sotto i piedi» sono le sue parole. E poi c’è la coppia che, fiori in mano, mentre cerca la tomba della vecchia zia e cammina tra le fila e i vialetti, esterna tutto il suo stupore: «Ma hai visto che stato? Qualche anno fa questa non era messa così male, chissà come la ritroveremo l’anno prossimo, se la ritroveremo..». E, ancora, c’è la famigliola che prega ad alta voce sul punto in cui è stato sepolto il proprio caro. «Mamma ma ce la farà a stare in piedi quel lumino?» chiede, candida, la bimba, trecce bionde, e pensare che quella è una lastra di marmo che ancora sembra mantenere una certa stabilità.
I «casi» più gravi, poi, non sono nemmeno così datati: si tratta di tombe di fine anni Novanta e addirittura dei primi anni 2000, anche di poco più di dieci anni fa. «Io i lavori sulla tomba di mio marito me li sono dovuti pagare» sbotta un’anziana prima di andarsene. E con le lacrime sale la rabbia, l’indignazione. Sentimenti ancora più forti nel giorno in cui si commemorano i morti, che chiedono rispetto. A cui va dato rispetto. A partire dallo stato di sepoltura. Sentimenti, questi, forse conditi pure da rassegnazione. Per una situazione che non è affatto nuova ma per la quale il Comune di Vicenza ha già fatto sapere di volersi attivare. Già la scorsa amministrazione, conscia del latente problema, aveva programmato delle indagini geologiche per capire lo stato del terreno e l’altezza della falda e così mettere a punto interventi puntuali per risolvere il problema e drenare l’acqua. Negli anni precedenti era stata sistemata l’area del campo D, con un esborso di oltre centomila euro dalle casse di Palazzo Trissino: riesumate le salme, era stato sistemato il drenaggio dei terreni. Un’operazione necessaria per fare in modo che la falda non superasse il piano di inumazione nemmeno con forti precipitazioni. Ma, evidentemente, è solo una parte di quello che deve essere fatto per garantire ai nostri morti una tomba che resista ai dissesti del terreno, per fare in modo che continuino ad avere una sistemazione dignitosa.
Comunque sia spetta al Comune, all’assessorato alle Infrastrutture, fare una valutazione delle emergenze da affrontare e quindi degli interventi specifici a cui dare il via. Interventi che sono sempre più urgenti.