Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Vallortigara, la farfalla di Schio Simeoni: «Elena, ora tocca a te»
A 2.02 superata la veronese: «Berlino è l’obiettivo di stagione»
PADOVA È questione di centimetri. A volte anche di uno solo. Un centimetro che fa la differenza, tutta la differenza del mondo. E, per un centimetro, domenica si è chiuso il salto più lungo della storia dell’atletica italiana e veneta in particolare.
Un salto lungo quarant’anni, dal 2.01 di Sara Simeoni nel 1978 a Brescia (record del mondo, per altro) fino al 2.02 di Elena Vallortigara domenica sera a Londra. Ad andare oltre Sara Simeoni c’era già riuscita Antonietta Di Martino, tuttora primatista nazionale, volando a 2.03 undici anni fa a Milano. Ma a superare lo soglia del due metri questa volta è stata la vicentina Elena Vallortigara, la nuova stella dell’atletica tricolore e, chissà, non solo. Un percorso difficile e pieno di inciampi quello della ventiseienne di Schio, cresciuta con Assindustria Sport Padova e ora sotto l’ala protettrice del gruppo sportivo Carabinieri. Un percorso iniziato alla grande ma costellato poi da tante controprestazioni e qualche infortunio di troppo: una caviglia operata, i dischi lombari infiammati, un problema al tallone nel piede di stacco. Negli ultimi tempi, però, una crescita esplosiva e prepotente, fino ad arrivare al 2.02 saltato a Londra al terzo tentativo: seconda dietro la russa Mariya Lasitskene domenica, seconda all-time in Italia. «Non è un sogno ma realtà — ha detto Elena subito dopo il risultato — ci ho pensato tante volte anche nei momenti più bui, quando ho dovuto fare i conti con tanti infortuni e quando le cose non giravano mai per il verso giusto. La Lasitskene per me è stata uno stimolo importante, perché se resti in gara con lei significa che l’asticella si è spostata su misure importanti».
Domenica il record personale, tra qualche giorno gli Europei di atletica a Berlino. Quarant’anni fa il 2.01 della Simeoni a Brescia e, subito dopo, l’oro europeo a Praga. Coincidenze, stranezze del destino. Cabala, forse, e nulla più. «Non ci avevo nemmeno pensato — dice l’olimpionica di Rivoli Veronese — ed è meglio che non ci pensi... Sono tanto emozionata per Elena, l’ho sempre seguita con attenzione e continuerò a farlo a maggior ragione ora con gli