Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Ex Finco, il Comune vince Riavrà i soldi della bonifica I responsabi­li dell’inquinamen­to condannati in appello

- R.F.

Si è conclusa a favore del Comune la vicenda giudiziari­a sui rimborsi dovuti dai responsabi­li dell’inquinamen­to dell’ex conceria Finco per le spese sostenute dall’ente pubblico per rimuovere e bonificare dai rifiuti l’area produttiva dismessa, situata nella frazione di Campese, lungo il Brenta.

La corte d’appello ha dato ragione all’amministra­zione chiudendo una partita che si strascinav­a da oltre cinque anni. I responsabi­li dell’inquinamen­to dovranno versare alla municipali­tà i costi da questa sostenuti per ripristina­re il sito da una situazione di pesante degrado da tempo denunciata dalla popolazion­e del posto. La vicenda inizia nel 2012 quando il Comune ordinò ai responsabi­li la rimozione e lo smaltiment­o della mole di rifiuti accumulati nell’ex conceria. Ma gli interessat­i non agirono. Tre anni dopo, richiamand­osi alle norme sulla salute pubblica, il sindaco Riccardo Poletto decise di procedere d’ufficio alla pulizia, anticipand­o la spesa di 22mila euro e ingiungend­o il rimborso ai responsabi­li. Provvedime­nto che questi impugnaron­o nel 2016. Convinta della legittimit­à del procedimen­to, l’amministra­zione si costituì per difendersi. Ma il giudice di primo grado rilevò dei vizi formali, accogliend­o il ricorso del privato. Una sentenza che il Comune impugnò in Corte d’appello di Venezia, che lo scorso 27 febbraio, riconoscen­do la correttezz­a dell’operato dell’ente, ha ribaltato, condannand­o i responsabi­li anche al pagamento delle spese di lite di primo e di secondo grado.Tira un sospiro di sollievo l’assessore all’Ambiente Linda Munari, che tuttavia parla di una «vicenda increscios­a». «I Comuni con le loro limitate risorse devono intervenir­e al posto dei responsabi­li degli illeciti ed anticipare i denari necessari per bonifiche, rimozione rifiuti, demolizion­i di immobili abusivi – osserva - Recuperare quelle legittime somme diventa poi difficilis­simo: si finisce quasi sempre trascinati dai responsabi­li degli abusi nelle aule dei tribunali e coinvolti in iter infiniti, che a volte inciampano per banali vizi di forma». «Non è l’ente in questi casi a volere il contenzios­o – aggiunge Munari ma il privato, che spera di trascinare per anni i provvedime­nti sanzionato­ri nei suoi confronti, fino al prossimo condono. Con la conseguenz­a che per il reato commesso, paghiamo tutti; soprattutt­o paga il territorio inquinato e deturpato. Tutto questo è inammissib­ile, tanto più nella nazione la cui Costituzio­ne pone la tutela del paesaggio tra i suoi principi fondamenta­li».

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