Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Un nuovo sguardo sull’Accademia Carrara»
La direttrice Rodeschini (co-curatrice con Daffra e Di Pietrantonio): prestiti importanti
«L a perfezione e l’originalità. Arte dalla palpitante bellezza, che ha reso la fama di Raffaello intramontabile nel tempo». Parla Maria Cristina Rodeschini, direttrice dell’Accademia Carrara di Bergamo e co-curatrice della mostra dedicata al mito del genio rinascimentale.
Cosa rende l’arte di Raffaello così universale da divenire un modello d’ispirazione lungo sei secoli?
«Il suo stile fu fortemente innovativo per i suoi tempi, nello straordinario equilibrio di una forma perfetta, ma importante anche il suo essere stato centrale nel sistema dell’arte. Raffaello fu artista capace di intrattenere rapporti di altissimo livello con il papato, col mondo laico, con l’alta cultura: rappresenta l’interprete assoluto della figura dell’artista di successo. Le opere del maestro urbinate
in mostra sono quasi tutte tele giovanili.
«Una scelta curatoriale precisa dettata dalla volontà di partire da un capolavoro del museo, quel San Sebastiano della Carrara splendida opera del 1502-1503. Il comitato scientifico ha lavorato nel profilo di un concept chiaro: gli anni giovanili e la fortuna di Raffaello nel tempo, viva pure nella contemporaneità».
Che ruolo ha avuto il padre Giovanni Santi nella formazione del giovane Raffaello?
«Quando il padre muore Raffaello ha solo 11 anni, ma gli lascia un’avviata bottega guidata da Evangelista di Pian di Meleto, una solidissima entratura alla corte feltresca di Urbino, nonché un’ottima base culturale».
La mostra è resa speciale da 13 capolavori autografi, con prestiti importanti.
«Non è stato facile ottenere le opere della qualità che vedrete, ma quando le istituzioni internazionali prestano con questa completezza significa che il progetto viene ritenuto di alto livello».
Vedremo riunite le componenti della «Pala Colonna» e della «Pala del beato Nicola da Tolentino».
«Le componenti della predella della Pala Colonna, conservata al Metropolitan di New York potranno essere viste in Europa per la prima volta riunite dopo la loro dispersione tra Metropolitan, National Gallery di Londra e Isabella Stewart Gardner Museum di Boston. La predella del San
Nicola, ora divisa tra il Detroit
Institute of Arts e Museo Nazionale di Palazzo Reale di Pisa, era già stata vista in Italia, ma diverso tempo fa». La rassegna propone un excursus ammiccante.
«Ricerca scientifica unita a momenti di forte attrattiva. L’allestimento di Tobia Scarpa e Mauro Piantelli con la grafica di Felix Humm valorizza la sobrietà e l’eleganza delle opere esposte attraverso un linguaggio moderno».
Lo scambio di location tra il «San Sebastiano» raffaellesco e l’inedito di Paolini come ideale «trait d’union» tra antico e contemporaneo, tra mostra e museo?
«Chi vedrà la mostra al GAMeC avrà occasione di vedere o rivedere l’Accademia Carrara e ammirarne i suoi tesori: insomma dal museo al museo».