Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Ex venete in Intesa, contro i disservizi la task force resti nelle filiali a gennaio»
Filiali ex venete in Intesa, VENEZIA i sindacati chiedono la proroga per tutto gennaio della task force messa in campo dall’8 dicembre. Con la riapertura, oggi, dopo lo stop di Capodanno, si apre anche un nuovo test per l’integrazione degli ex sportelli Bpvi e Veneto Banca in Intesa Sanpaolo. Perché dopo le lunghe code e le difficoltà registrate ben oltre il weekend dell’Immacolata, data di passaggio degli ex sportelli Bpvi e Veneto Banca sui sistemi informatici di Intesa, la riapertura di oggi delle filiali ex venete potrebbe avvenire in sostanza senza il sostegno dei mille addetti distaccati per affiancare i colleghi alle prese con le nuove procedure.
Il capo della Banca dei territori, Stefano Barrese, che da giugno 2017 guida l’integrazione delle ex venete in Intesa, ha ringraziato direttamente i dipendenti per il grande impegno messo nella migrazione, nella lettera di auguri di Natale. Lì scrive in sostanza che l’operazione è stata completata con successo, che tutto è andato per il meglio e che il lavoro non è ancora finito, ma che la strada è giusta. Visti sul terreno, i problemi legati alla poderosa migrazione informatica (1,5 milioni di conti correnti e 2,2 di rapporti), non paiono però ancora superati del tutto. Complice anche l’anticipo chiesto da Bce per una migrazione prevista in origine a marzo, e finita così per cadere nel periodo operativo intenso delle scadenze di fine anno.
Le conseguenze si sono viste così ad esempio sul fronte delle microimprese, da dove giungono segnalazioni di conti correnti finiti nel passaggio informatico in altre città, di stipendi e tredicesime di fine anno pagati ma non accreditati, di operatività di base come Riba e Rid saltati, di portafogli effetti che non quadrano. E di difficoltà ancora nell’operare sui conti on-line. «Soprattutto sul fronte imprese emerge la necessità di una preparazione che andava fatta con più incisività - sostiene Helga Boscato della Fabi -. La conferma degli affiancatori è indispensabile».
Uno sguardo poi ai dialoghi nelle chat tra i bancari alle prese con la nuova operatività restituisce un quadro di impressioni fatto di pratiche fido che paiono assai complicate, di anagrafiche farraginose e di formazione insufficiente. E di orari fattisi insostenibili, con i primi impiegati finiti già in malattia. «I problemi non sono risolti, anzi - dice Massimiliano Paglini della First-Cisl -. Il rischio è che la macchina non sia in grado di reggere alla piena ripresa dell’attività dopo l’Epifania».
In questa situazione che pare ancora da stabilizzare, gli sportelli riaprono oggi con il rebus sulla task force degli oltre mille affiancatori inviati nelle filiali ex venete fino al 31 dicembre. I sindacati di categoria, unitariamente, avevano chiesto, in parallelo al maxiaccordo firmato prima di Natale per i 7.500 esodi in Intesa, di prolungare il periodo di affiancamento della task force e il sostegno alle filiali imprese. «La situazione sta esasperando la clientela - affermavano i sindacati nel comunicato emesso sotto Natale - e creando forte tensione ai colleghi. I lavoratori non hanno più un normale orario di lavoro, spesso non riescono ad effettuare la pausa pranzo per smaltire le code di clienti e lo straordinario è diventato routine».
Secondo i sindacati, la banca aveva espresso la disponibilità a prorogare gli affiancamenti laddove fossero stati segnalati problemi ai gestori del personale. Ma non è chiaro, alla riapertura degli sportelli, quanti degli affiancatori verranno o meno riconfermati. «In realtà siamo ancora in piena emergenza. La situazione dopo Natale è stata complessa non poco, anche perché l’afflusso dei clienti è ripreso, probabilmente in parallelo alle vacanze. Il rischio è di non uscirne in tempi rapidi - conclude Luca Faietti, segretario di gruppo della Uil -. Richiediamo con forza la proroga del sostegno operativo, riconoscendo l’esistenza di un problema sistemico reale e non di situazioni marginali ormai in superamento».