Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«PadovaFiere, pronti a uscire No ai polveroni della politica»
Olivi (Geo): «Intollerabile finire in mezzo alla campagna elettorale»
«Siamo pronti a uscire dice Andrea Olivi, presidente di Geo -. Ma non sarà gratis». Può il rilancio di una fiera data per morta essere impallinato dal fuoco amico? Per quanto possa sembrare difficile, è quanto sta succedendo a Padova intorno a PadovaFiere, la spa privatizzata nel 2005 e acquisita per l’80% dal colosso francese Gl Events. Doveva essere la via per il rilancio, si è rivelata una gestione disastrosa, con i ricavi crollati dai 23 milioni del 2007 ai 7,5 del 2015 e 2016, con 5 milioni di perdite in tre anni che hanno bruciato il patrimonio.
Un’agonia fermata a luglio con l’arrivo di Geo, la spa creata dall’allestitore fieristico padovano Giplanet (oltre 30 milioni di ricavi), guidata da Luca Griggio e Andrea Olivi, l’avvocato al vertice proprio di PadovaFiere negli anni della privatizzazione. Geo ha preso in affitto da PadovaFiere la gestione e la scorsa settimana ha presentato un piano industriale che punta a ricavi di 11,8 milioni già nel 2017 e di 17 nel 2018, pagando 1,2 milioni di affitto l’anno. Un rilancio fatto mantenendo saloni storici (come la Auto e moto d’epoca del patròn Mario Baccaglini, che ha subordinato il rimanere a Padova alla presenza di Geo e ha rivelato di avere un’offerta da 8 milioni per trasferirsi a Bologna) e al lancio di altri. Ma anche allo sviluppo del digitale e di Outlet temporanei, all’arrivo di laboratori di ricerca con l’Università di Padova legati al 4.0, a una gestione di convegni ed eventi, per cui è stato convertito in pochi giorni un padiglione investendo 200 mila euro, dopo che il Palacongressi di Fiera Immobiliare è atteso da otto anni. Un esperimento guardato con curiosità in un ambito, le fiere, in movimento in Veneto, tra Verona che si trasforma in spa e Vicenza che ha appena varato la fusione con Rimini e si prepara alla Borsa.
Tutto bene dunque? Macché. Mentre Geo si prepara al primo anno di gestione vera, i soci pubblici che hanno il 20% della spa - Comune, Provincia e Camera di commercio, che hanno la proprietà dei padiglioni in Fiera Immobiliare spa - aprono il fuoco su PadovaFiere. Non versano i loro 200 mila euro di aumento di capitale sul milione per metter in sicurezza la società, restano con un’azione e minacciano di far causa ai francesi per i danni del passato. Linea guidata dal presidente della Camera di commercio di Padova, Fernando Zilio. E in un quadro complicato dall’avvio della campagna elettorale, dopo la caduta dell’amministrazione comunale del sindaco leghista Massimo Bitonci, che aveva dato il via libera alla soluzione Geo, la posizione di Zilio si salda con quella del Pd: il parlamentare Alessandro Naccarato dichiara illegittimo il contratto d’affitto tra Gl e Geo, invocando la gara.
E Geo? «Noi ce ne andiamo, se non c’è consenso intorno al nostro lavoro», replica Olivi.
Davvero?
«Non vogliamo entrare in un bailamme politico, che riteniamo ingiustificato e non capiamo dove porti. Dobbiamo essere realisti: in questa situazione l’unico dato certo e che noi dobbiamo comunque investire ogni mese 220 mila euro. E a rischio, oltre ai 34 dipendenti di PadovaFiere di cui nessuno tiene conto, ci sono anche i 200 di Giplanet».
Naccarato dice che il vostro contratto va affidato a gara.
«Tema già sviscerato nel 2005 con la privatizzazione, quand’era sindaco Flavio Zanonato: la gara non si fece, perché una sentenza della Corte di giustizia europea del 2002 ha tolto all’attività fieristica valore pubblico. Naccarato lo sa. A meno che non confonda la concessione di terreni e immobili fieristici pubblici con la società di gestione».
Il presidente Zilio però ha dato pieno appoggio a Geo dicendo di volervi tenere separati dai rapporti coi francesi.
«Sì, ma così non fanno i nostri interlocutori. Stiamo trattando per portare a Padova manifestazioni di rilievo. E gli interlocutori vedono incertezza, il rischio che ci sia tolta la gestione. Che la Camera di commercio non investa nell’aumento di capitale è letto come segnale di sfiducia verso PadovaFiere. Società affidataci per renderla redditizia e proprietaria dei prodotti che dobbiamo sviluppare. Non si può valutare con superficialità la situazione».
C’è chi vi lega alla gestione del sindaco Bitonci.
«Ma perché dovremmo essere quelli di Bitonci? Il contratto non lo abbiamo firmato con lui. Certo, glielo abbiamo presentato subito, com’era corretto che fosse, al pari di quanto abbiamo fatto con Zilio. Ricevendo da entrambi un ‘’andate avanti’».
Ora cosa succede?
«Decideremo entro il 10 di gennaio se uscire.Lo faremo con serenità. Ma sia chiaro, non gratis. È intollerabile che il nostro lavoro sia compromesso solo per le esigenze di una campagna elettorale. Dei danni dovrà rispondere chi ci accusa. Anche perché io sono abituato a non fare un passo senza aver prima studiato le condizioni legali fino all’ultima. Non foss’altro perché non posso compromettere la mia faccia di avvocato. E poi c’è un ultimo elemento».
Saremo realisti: qui l’unica certezza sono i nostri investimenti
E sarebbe?
«Inconfutabile che la gestione francese abbia disperso il patrimonio di PadovaFiere. Ma lo è anche che ci abbiano messo 20 milioni e che dalla privatizzazione in avanti a Fiera Immobiliare siano stati versati 20 milioni di affitti. Soldi, al pari delle perizie di conferimento dei terreni per costruire il Centro congressi, su cui vogliamo a questo punto veder chiaro. Anche solo per capire se paghiamo i giusti canoni».
Sia chiaro, se usciremo non sarà gratis. Chi ci accusa pagherà i danni