Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

BENETTON GROUP, AIROLDI PROMETTE L’UTILE NEL 2016

United Colors in recupero con i nuovi negozi. Investimen­ti per 180 milioni in tre anni

- di Gianni Favero

Ritorno in utile già nel 2016, dopo un ultimo anno di sofferenza. E nuovi soci, o il ritorno in Borsa, per tornare ad espandersi, ad esempio in Cina. Sono i piani per il rilancio di United Colors dell’amministra­tore delegato Marco Airoldi.

TREVISO Sostiene Marco Airoldi, amministra­tore delegato di Benetton Group, che a Ponzano «Tutto procede secondo la tabella di marcia». Ossia il piano triennale che scadrà nel 2017 e che sarà presto soggetto ad un ulteriore ritocco con orizzonte 2018. Pronostica che il marchio del casual tornerà a vedere utili non quest’anno ma il prossimo sì. E insiste sul fatto che sia inevitabil­e individuar­e appena possibile soci, industrial­i o di capitale, di maggioranz­a o meno, o ritornare in borsa in tempi ragionevol­i, comunque entro i prossimi cinque anni.

Il top manager ne ha parato ieri, illustrand­o le linee essenziali della strategia di gruppo che ha come primo comandamen­to quello della semplifica­zione. Sfoltire il parco negozi che non generano margini significat­ivi, spostare l’equilibrio sui punti vendita diretti più che s ul fr a nchis i ng, re c uperare percorsi lineari sulla logistica, con Ponzano centrale unica, e ridurre ad una meccanica da «Lego» anche l’architettu­ra interna degli store, che devono esser pronti a cambiare pelle in poche ore, se il business si inceppa. È il format «on canvas», testato con soddisfazi­one in alc un i negozi-chiave, fracuiquel­li di Milano e Verona, e che sarà di casa anche a Treviso, dal prossimo settembre. Venendo ai numeri, Benetton Group - prima della scissione della parte commercial­e da quella immobiliar­e e da quella indu-

 La Cina Non sono ammesse false partenze Quando sarà, non potremo affrontarl­a da soli: servirà un partner di capitale

striale di Olimpias - ha chiuso il 2014 con un fatturato di 1.637 milioni, lievemente superiore a quello dell’anno precedente (1.602) e destinato a marciare all’incirca sulla stessa linea anche nel 2015 nonostante nella relazione pubblicata dalla controllan­te, Edizione Holding, si attenda un dato «in lieve calo».

Quello che conta, comunque, è la rimonta del risultato netto. Nel 2013 il rosso era di 199 milioni, lo scorso anno si è fermato a 91; per questo esercizio sarà ancora negativo ma, scommette Airoldi, «nel 2016 perdite non ce ne saranno». Così come, nel frattempo, è svanito il debito (137 milioni), lasciato integralme­nte, con la famosa tripartizi­one degli asset in vigore da inizio 2015, alla società immobiliar­e.

La condizione è propizia, perciò, per gli investimen­ti. «Nei prossimi tre anni affrontere­mo un piano da 180 milioni, per conservare il peso in termini assoluti dell’Italia, che oggi vale il 40% delle vendite, e per difendere le posizioni in Paesi che oggi esprimono alcune difficoltà». Russia, ad esempio, dove il Pil sta diminuendo e in cui occorre esserci in particolar­e nei grandi centri commercial­i delle città maggiori. E poi per alimentare la vitalità di aree come il Messico, che nei primi 5 mesi 2015 è cresciuto del 16%, o anche la Grecia, che, pur tra le sue tribolazio­ni, per Benetton resta uno dei Paesi più redditizi e in cui le vendite hanno registrato un +10%.

Quindi c’è l’India, 770 negozi per un fatturato di 120 milioni (nel 2017 sarà il secondo Paese dopo l’Italia, che vale ancora per 620 milioni di ricavi nel 2014 e 550 previsti quest’anno, ma senza contare Sisley) che potrà senz’altro incrementa­rsi. Lo sforzo sui negozi a gestione diretta punta anche a trasformar­ne alcuni, eletti a «negozi pilota», inlaborato­ri s perimental­i per diverse soluzioni di densità espositiva e organizzaz­ione spazi. A Milano-Corso Vercelli, ad esempio, si sono mantenute le stesse vendite in un negozio ridotto da duemila a 800 metri quadri, con ovvi benefici sui costi. E la Cina? «Lì non sono ammesse false partenze – evidenzia l’ad – e non possiamo avere la presunzion­e di affrontare da soli quel mercato senza preparazio­ne. Un progetto del genere, ora non è nel nostro piano; ma prima o poi dovrà entrarci. Richiede per forza un socio di capitali».

Altre riflession­i spettano al capitolo oggi inespresso dell’ecommerce. Più precisamen­te, di uno web store gestito direttamen­te e che oggi produce vendite trascurabi­li: «Sto mettendo a fuoco un modello che ho in mente ma che non somiglia a nessuno dei negozi on line dei concorrent­i - dice Airoldi -. Sto esaminando le funzionali­tà più interessan­ti per ass emblarlein­una for mula originale. Il problema è non far concorrenz­a ai nostri partner nelle varie aree del mondo».

Il web Pensiamo a un modello originale per le vendite Il problema è non esser concorrent­i dei nostri partner in giro per il mondo

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Al timone Marco Airoldi, amministra­tore delegato di Benetton group

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