Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
L’addio a Scandellari «Un fulmine sul campanile alla chiusura della bara»
In mille ai funerali dell’ingegnere morto alla centrale di Suviana
Sono tanti piccoli tasselli di vita quelli che ieri, nella chiesa di Ponte San Nicolò, sono stati riposizionati con cura, fino a formare il ricordo di Adriano Scandellari, 57 anni, l’ingegnere padovano dipendente di Enel Green Power morto nella tragedia della centrale elettrica del lago di Suviana il 9 aprile scorso. Adriano che aggiustava gli scooter degli amici, Adriano che sapeva dosare fede e ragione nelle lunghe chiacchierate, Adriano che regolava l’orologio del campanile quando si fermava. Ed è proprio su questo che si sofferma don Daniele Cognolato, il sacerdote che ha concelebrato la messa, per dare una suggestione alle oltre mille persone giunte per salutare Adriano: «Alle 16.40 di mercoledì abbiamo chiuso il feretro a Bologna. Mi chiama un giovane di Ponte per dirmi che è arrivato un fulmine sul campanile e che l’orologio della torre si è fermato. Incredibilmente non ha bruciato nulla. Era Adriano che regolava quell’orologio. Nessuno riusciva a regolarlo. Poi quando sono tornato ho fatto quello che Adriano mi aveva insegnato per farlo ripartire». L’idea, dice, è che qualcosa di sovrannaturale sia successo quel pomeriggio, che Adriano abbia voluto farsi sentire ancora alla sua comunità.
Tra chiesa e sagrato, dove era stato posto un maxischermo oltre mille persone sono state il caldo abbraccio alla moglie Sabrina e alle figlie, che per tutta la durata della funzione hanno stretto forte la mamma. Toccante la lettera delle due ragazze che frequentano i primi anni delle superiori, letta da don Daniele:
«Grazie signore per averci dato come genitori papà Adriano e mamma Sabrina, i nostri pilastri, terremo sempre vivo in noi il suo esempio: un papà affettuoso, disponibile, sempre pronto ad aiutarci e a insegnarci i valori della vita- scrivono le figlie - amavi tanto portarci in montagna per insegnarci la bellezza e la potenza della natura, ci hai insegnato a vincere la paura del nuovo sentiero, a fidarci e ad apprezzare il paesaggio una volta arrivati alla meta, siamo tanto fiere di te, e siamo consapevoli dell’attenzione, dell’impegno e della dedizione che avevi per il tuo lavoro e per tutti i lavori manuali che svolgevi, segnati da una preparazione e da un grande ragionamento - continua la lettera - anche se è passata una sola settimana sentiamo tanto la tua mancanza, ci mancano i tuoi abbracci, il tuo profumo, la tua voce che riscaldava i nostri cuori e il tuo sguardo che ci trasmetteva serenità, gioia e amore, non smetteremo mai di pensarti e di guardarti, sii sempre con noi, vivrai per sempre nel nostro cuore».
Durante l’omelia il parroco non ha fatto esplicitamente cenno alla tragedia di Suviana, concentrando le sue parole sulla figura e l’impegno religioso dell’ingegnere deceduto. Don Daniele conosceva bene Adriano: «Tu e Sabrina vi eravate sposati in questa chiesa vent’anni fa, una unione benedetta dall’arrivo delle due bambine, che portano i tuoi occhi - dice don Daniele nell’omelia - avevi una ragione sottile e profonda e una fede salda, sicura, stabile, ragionavi e pregavi, parlavi e ascoltavi, ora che avremmo bisogno di sentirti, Adriano, non smettere di parlarci».
Alla fine della messa, una donna si è avvicinata all’altare rivolgendo un pensiero «perché tutte le vittime della tragedia di Suviana vengano accompagnate dal Signore. Sostieni quanti sono stati feriti o mutilati nel loro lavoro - ha concluso - . Aiutaci a garantire a chi lavora una sempre maggior sicurezza per svolgere, al meglio, la loro opera». In chiesa e sul sagrato tanti colleghi di Adriano, ad assistere alla messa anche una delegazione di manager di Enel Green Power. Alla funzione era presente anche l’assessore regionale Roberto Marcato.
"Le figlie Ci hai insegnato i valori della vita e ci hai aiutato a sconfiggere la paura. Ti portiamo con noi