Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Sabato i «Carmina Burana» diretti da Luisi in piazza San Marco. Sul palco il baritono Werba. La famosa apertura con «O Fortuna», un inno al destino
Carmina,
Carmina dimensione umana più terrena». I Carmina Burana, infatti, sono tratti da una raccolta di canti medievali goliardici, in latino ma anche in tedesco o bilingui, scoperta in un codice del 1225 circa, proveniente dall’abbazia di Benediktbeuern (Bura Sancti Benedicti). Sono canti sia religiosi sia profani: scherzosi, satirici, blasfemi alcuni e mistici altri, in strofe e versi vari rimati, che Orff (1895-1982) ha «tradotto» in linguaggio teatrale e inserite nel trittico Trionfi insieme ai Catulli Carmina (1943) e al Trionfo di Afrodite (1953). Dopo i Carmina, Orff rinnegò le sue composizioni precedenti: voleva che il suo catalogo avesse inizio proprio dai Carmina, che riscossero successo a Francoforte alla prima esecuzione nel 1937: «Tutto ciò che ho scritto finora e che sfortunatamente lei ha pubblicato – scrisse al suo editore – è solo buono per essere mandato al macero». È celebre – anche oltre il mondo della lirica tra film, serie televisive e spot – il brano Fortuna, presente nel prologo «Fortuna imperatrix mundi» («Fortuna, imperatrice del mondo»). Un inno al destino, un’invocazione al fato che risuonerà tra i colonnati delle Procuratie, i mosaici dorati
Odelle nicchie della Basilica sullo sfondo: O Fortuna/ Velut luna/ Statu variabilis/ Semper crescis/ Aut decrescis/ Vita detestabilis / Nunc obdurat/ Et tunc curat («O Fortuna/come la luna /(sei) variabile nel (tuo) stato /sempre cresci/ o decresci /vita detestabile/ (La Fortuna) ora indurisce/ e ora cura»). I testi medievali possono ancora parlare all’uomo contemporaneo? «Specialmente in questo periodo storico – afferma Werba – il messaggio che portano i Carmina è che non dobbiamo costruire muri, ma restare uniti nel nome del potere universale della musica».
In piazza San Marco, la Fenice aveva portato un concerto proprio due anni fa, nel mese di settembre, mentre il «debutto» fu nel 1928, con l’allestimento di Cavalleria rusticana e Pagliacci, senza dimenticare le collaborazioni con la Biennale nel 1972. L’evento è realizzato in collaborazione con il Comune di Venezia e Intesa Sanpaolo main sponsor: grazie a Intesa, la Fenice ha riservato cento biglietti a un pubblico under 35, già sold-out. Sono stati aggiunti biglietti a scarsa visibilità a 40 euro, per tutti, acquistabili solo in biglietteria.
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