Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
L’inchiesta sulla puzza dei lombrichi inguaia Soligo: l’azienda a processo
«Soldi o riveliamo gli illeciti fiscali» Coppia accusata di estorsione
Tre anni fa ne era nato un caso, con i residenti della zona addirittura al pronto soccorso lamentando problemi respiratori, prima di firmare un esposto contro l’azienda agricola. Ora il caso dei liquami nauseabondi usati per la lombricoltura a Lughetto di Campagna Lupia è diventato materia di aula di tribunale. A giudizio va infatti la nota latteria Soligo, che avrebbe ceduto all’azienda agricola gli scarti di lavorazione per alimentare i vermi; erano questi, infatti, i liquami che all’epoca si ipotizzavano essere scarti agricoli e che – soprattutto in estate – avevano reso irrespirabile l’aria della zona, al punto che diverse famiglie erano finite in ospedale, qualcuno con persino un paio di giorni di prognosi per vomito e nausea. Quelle 233 tonnellate di fanghi – tante ne sono state sversate nei campi di via Vivaldi – specificate come sottoprodotti di origine animale, per la legge non erano mangime ma rifiuti, da trattare quindi come tali. Ma non esisteva alcun accordo tra la latteria e la società di lombricoltura per il trattamento di questi rifiuti. Di fatto questi sono gli unici capi d’imputazione rimasti, ma i due dirigenti chiamati a rispondere del fatto – il titolare dell’impresa agricola e il rappresentante legale di Soligo – hanno risolto le loro posizioni con una oblazione; la latteria è quindi l’unico soggetto ancora in aula, anche se l’udienza di ieri è stata rinviata al 19 ottobre per un errore di notifica. Soligo sembra aver intenzione di difendersi in tribunale, affrontando il processo per dimostrare le sue ragioni.
Avrebbero minacciato di rivolgersi alla polizia tributaria, di portare alle autorità le prove di alcuni «presunti illeciti fiscali commessi nell’interesse dei clienti dello studio», pretendendo in cambio del loro silenzio prima 5 mila euro, poi un aumento di stipendio. Alla fine, la battaglia si è spostata in tribunale. Sotto accusa la dipendente di uno studio di consulenza aziendale di Scorzè e il marito, che assieme avrebbero ricattato la titolare. I fatti contestati risalgono al marzo 2019 e la donna li ha denunciati a luglio dello stesso anno: in prima battuta la coppia avrebbe preteso i 5 mila euro come compenso per alcune
Gli scarti La latteria cedeva gli scarti alla ditta che allevava i vermi: ma erano considerati rifiuti
Lo studio La donna lavorava in uno studio di consulenza aziendale: chiesti 5 mila euro
«prestazioni di consulenza» che, se mai ci fossero state, non avrebbero comunque portato alcun introito allo studio; poi che venisse sospeso un procedimento disciplinare avviato contro di lei; infine 2500 euro di stipendio in più, quattordici mensilità e un «pacchetto welfare» da diecimila euro. Per la difesa dei due, sarebbe invece stata la titolare dello studio ad aver calunniato la coppia, che non avrebbe commesso alcun illecito, tanto che il loro legale promette un dibattimento agguerrito in aula, fin da mercoledì prossimo. (gi. co.)