Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il grido della montagna: «A Bolzano si scia e si cena fuori»
BELLUNO C’è un luogo dove il detto popolare «cornuto e mazziato» assume spesso contorni ben definiti. È la linea (per nulla immaginaria) che divide la provincia di Belluno dai vicini Trentino e Alto Adige. Di là completa autonomia fiscale e gestionale, di qua una specificità mai davvero riconosciuta. E una disparità di trattamento che si tocca con mano, tanto più in quest’epoca segnata dal Covid e dai Dpcm governativi. Come nel caso di ristorazione e impianti di risalita. Di qua valgono le regole del resto d’Italia: chiusura alle 18 di bar e ristoranti e sci consentito solo agli atleti. Di là, invece, per aiutare ristoratori e imprenditori del turismo, le due province autonome scelgono di allungare gli orari: bar chiusi alle 20, ristoranti alle 22. E piste da sci aperte a tutti. «Uno schiaffo alle regole - tuona il deputato bellunese di Forza Italia, Dario Bond - se è vero che tutti dobbiamo rispettare il Dpcm per la salute collettiva, non è tollerabile che Bolzano (e Trento, ndr) faccia come sempre quello che vuole. Nella provincia autonoma il virus può circolare liberamente fino alle 22? Pensiamo alla concorrenza sleale nei confronti dei ristoratori di Cortina, di Arabba e di altre località bellunesi, costretti a chiudere alle 18 mentre i loro competitor, a qualche chilometro di distanza, continuano a lavorare. Lo Stato nello Stato ancora una volta colpisce e crea danni enormi».
La storia si ripete. Ma di chi è la colpa? «Credo che questo governo abbia una sorta di delirio di onnipotenza – commenta amaramente Rossella Roma, gestore con la famiglia del pluristellato ristorante Dolada di Chies d’Alpago e presidente bellunese della Federazione italiana pubblici esercizi – perché non ha voluto ascoltare le richieste delle Regioni. Poi vai a pochi chilometri dal confine con l’Austria e scopri che lì le regole sembra che non valgano».
«Credo ci vorrebbe una linea generale per queste disposizioni – le parole di Marco Mariani, presidente della consulta Ascom di Cortina - oppure ci dovrebbe essere la libertà per ciascuno di scegliere la strategia migliore in base alla situazione. Invece si lasciano i commercianti nella totale incertezza e rischiamo di arrivare all’appuntamento con i Mondiali di sci di febbraio con diverse attività chiuse per incapacità economiche».
Per i commercianti altra forte preoccupazione è veder confermata, anche oltre l’attuale data del vigente Dpcm, la chiusura degli impianti sciistici che, in Veneto e nel resto del territorio nazionale, sempre ad eccezione del Trentino Alto Adige, resta possibile solamente per atleti agonistici, tesserati Fis e di interesse nazionale. «Chi va in montagna per fare sport - spiega Marco Zardini, presidente Skipass Cortina del consorzio Impianti a fune - attiva scuole di sci, hotel, ristoranti, esercizi commerciali... Se questo decreto non cambierà, saranno problemi per l’intera economia del territorio». Necessaria, dice Zardini, una linea comune. «Tuttavia - conclude – non dobbiamo farci deprime ma rimanere ottimisti, anche se vigili».