Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Migliaia in piazza. E Zaia accusa
Bar e ristoranti, proteste in tutte le città venete. Il governatore: chiusure inutili. Variati: verso i rimborsi veloci
VENEZIA Dal primo sit-in a Vicenza, ai tremila in piazza a Treviso: è esplosa la protesta nelle città venete contro la chiusura alle 18 di bar e ristoranti. Zaia attacca. Il sottosegretario Variati: verso i rimborsi veloci.
Lo sfondo è rosso sangue,
VENEZIA gli accenti sono drammatici, il messaggio al governo è chiaro: i ristoratori non ne possono più. La firma del post che sta imperversando sui social è di Raf Alajmo. Lo stanno ripostando tantissimi ristoranti: l’Antico Girone di Castelfranco, la Taverna degli artisti di Cittadella e anche l’ Osteria Chef in viaggio. La chiusura alle 18 per bar e ristoranti è vissuta come il colpo di grazia da baristi e soprattutto ristoratori che, quasi sempre, vivono soprattutto dei coperti messi in tavola a cena. Tanto più che a pranzo, complice lo smart working mai cessato, gli affari sono anemici. Qualche protesta organizzata dalle associazioni di categoria, molte di più esplose spontanee. A Venezia, Dodo Caffè ha annunciato «Noi non chiudiamo» ed è stato seguito a ruota dai locali di mezza città. In realtà non sarà vera disobbedienza civile, la protesta si è trasformata in una sorta di installazione diffusa: plateatici (vuoti) in campo, luci accese, musica anche, la porta del locale socchiusa con il barista o il ristoratore sull’uscio a braccia conserte. In attesa di risposte.
A Vicenza ieri è andato in scena il primo di tre giorni di sit-in in piazza dei Signori così come in piazza Vittorio a Rovigo e a Belluno in piazza Martiri. A Treviso, Ascom e Fipe, ieri alle 18 di fronte alla Prefettura erano in più di 2.000, tensione e rabbia. Con loro anche il presidente di Unioncamere Mario Pozza, la cravatta listata a lutto. La lista delle manifestazioni in programma si allunga di ora in ora: venerdì in Regione a Venezia manifestano i lavoratori della cultura e dello spettacolo coordinati da Cgil, Cisl e Uil. I temi sono gli stessi per tutti: investimenti per i protocolli anti Covid vanificati dalle ultime chiusure. Non si salva nessuno, dalle pasticcerie ai gelatai artigianali. Così le categorie si stringono intorno alla Regione: «Sosteniamo con forza la richiesta del presidente della Regione Zaia affinché il Dpcm sia rivisto» dice il presidente regionale di Confcommercio, Patrizio Bertin. A Verona la Fipe domani organizza un sit-in in piazza Bra in contemporanea ad altre 21 città italiane fra cui Padova. La protesta corre sul filo delle piazze, dei social e dei canali istituzionali. «Ci chiedono nuovi sacrifici, lo Stato dimostri di essere davvero vicino ai pubblici esercizi con indennizzi concreti e veloci» auspica Bertin.
Il governo risponde per bocca del sottosegretario al Viminale, Achille Variati:
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Bertin (Confcommercio Veneto) La situazione è drammatica, chiediamo alla Regione di insistere per chiedere di modificare l’ultimo Dpcm. Lo Stato dimostri di essere davvero vicino con aiuti concreti e veloci a chi è costretto a chiudere
«Provo un grande senso di comprensione, se fossi un ristoratore, probabilmente anch’io proverei rabbia e preoccupazione rispetto al futuro della mia azienda. Capisco chi scende in piazza con manifestazioni legittime ma posso dire che già domani ( oggi ndr) il governo darà risposte molto precise. E non parlo di un piatto di lenticchie, parlo di due miliardi di euro destinati al commercio, alla ristorazione, ai bar, al mondo sportivo, della cultura e dello spettacolo. Non rispondiamo con belle parole bensì con due miliardi e l’orientamento del Mef è di stabilire meccanismi il più possibile automatici. Attraverso l’Agenzia delle entrate, pensiamo a bonifici diretti a chi già aveva fatto domanda a primavera. E poi, ancora, Cig in deroga, forme di sostegno all’affitto e ai lavoratori stagionali che sono tra i più fragili anche nel mondo dello spettacolo». Variati mette in fila i numeri per spiegare come l’impennata della curva di contagio sia seria, serissima: «Questo è un estremo tentativo per bloccare un nuovo lockdown generale.
La curva dei contagi supera di gran lunga quella di marzo e aprile, certo si fanno più tamponi ma il rapporto fra tamponi e positivi è decisamente preoccupante. In Veneto il 29 marzo avevamo 1633 ricoverati e 356 in terapia intensiva. Oggi siamo a un terzo dei ricoverati rispetto al picco e più di 80 in terapia intensiva. La ratio del governo non è
Viola
La curva dei contagi cresce senza ombra di dubbio. Il Dpcm è incisivo ma non è corredato dai dati di tracciamento sui locali da maggio a oggi quindi non abbiamo certezza siano questi luoghi fonte di contagio
punitiva, il virus passa di cor- po in corpo duranti le socialità che possono essere pubbliche o domestiche, quindi il tentativo estremo prima di arrivare ad altre più drammatiche restrizioni è stato quello di limitare la socialità». Si poteva fare altrimenti? La virologa Antonella Viola spiega che «il Dpcm è incisivo se i ristoranti e i bar sono fonte di contagio ma dipende dai dati che ancora non abbiamo visto per stabilire con certezza se siano questi luoghi uno dei centri di diffusione. Detto questo, la curva è in forte crescita senza dubbio quindi bisogna intervenire: aumentare la capacità diagnostica con i test rapidi e avere più persone che facciano tamponi ma anche allentare la pressione maggiore che, ora, è sui reparti di malattie infettive. I letti ci sono, ma a volte manca il personale. E, infine, monitorare i trasporti a cui si lega il tema della Dad per la scuola».