Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La commissione Antimafia: i casalesi ritornati a Eraclea
L’ipotesi del nuovo boss. Pellicani (Pd): le organizzazioni criminali trovano terreno fertile in Veneto
VENEZIA Il processo procede a tappe forzate e la prossima settimana sono previste quattro udienze: da lunedì a mercoledì parleranno le difese nello spezzone con il rito abbreviato, dopo che i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini hanno chiesto condanne per 170 anni per i 25 imputati, mentre giovedì sarà la volta dell’ennesima udienza dibattimentale con i suoi 46 imputati tra cui il presunto boss Luciano Donadio. Ma secondo il presidente del Centro di documentazione ed inchiesta sulla criminalità organizzata del Veneto, il giornalista Maurizio Dianese, a Eraclea il clan dei Casalesi si sta riorganizzando, dopo il blitz del 19 febbraio 2019, che aveva portato a cinquanta arresti, tra cui l’allora sindaco Mirco Mestre.
Dianese l’ha affermato nel corso di un’audizione della commissione parlamentare Antimafia, di cui è divenuto consulente. Secondo la sua testimonianza, ci sarebbe una persona che sta incontrando uno ad uno i membri del clan che sono tornati liberi, ma anche i familiari degli arrestati; l’uomo già era presente a Eraclea, ma dopo il blitz era sparito e sarebbe tornato a farsi vedere di recente, forse anche approfittando della nuova tornata elettorale, legata proprio al commissariamento del Comune dopo gli arresti. L’audizione è avvenuta nell’ambito di un’attività di approfondimento sul radicamento delle mafie in Veneto avviata da Nicola Pellicani, deputato del Pd. « Il quadro emerso evidenzia come camorra, ‘ndrangheta e cosa nostra siano penetrate in modo capillare nella società veneta - osserva Pellicani - trovando un terreno fertile soprattutto in quell’area grigia costituita in gran parte da consulenti finanziari, professionisti, faccendieri e riuscendo ad instaurare un rapporto tentacolare anche con la politica». Oltre a Mestre, accusato di voto di scambio, anche l’ex sindaco Graziano Teso è a processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma un filone solo abbozzato dai pm della Dda di Venezia – anche perché la competenza è di Trieste – riguardava l’influenza anche sulle elezioni di Caorle. «Il fenomeno sta diventando quanto mai pericoloso in questo momento di grave crisi economica determinata dall’emergenza del Covid - conclude Pellicani - come dimostra l’allarme della Guardia di Finanza». (a. zo.)
In aula Da lunedì ci saranno quattro udienze consecutive del processo